Giuseppe Conte si è fregato da solo: spietato con gli altri, ma coi suoi...

di Annalisa Terranovalunedì 4 agosto 2025
Giuseppe Conte si è fregato da solo: spietato con gli altri, ma coi suoi...
3' di lettura

Il tintinnar di manette si fa più insistente o tace a seconda di ciò che Giuseppe Conte decide. Lui, ormai, è – come ha notato Francesco Merlo su Repubblica – «l’ayatollah del centrosinistra, il Khamanei del campo largo». Lui rilascia “biglietti di ingresso e di uscita: via Sala da Milano, Giani si umili di più, De Luca si consegni a Fico”. E Ricci da ultimo riprenda pure la campagna elettorale. Con Elly Schlein al suo fianco (alle primarie Ricci stava con Bonaccini ma non fa niente). Considerazioni che fanno affiorare un certo, rassegnato malumore nelle file progressiste.

Ma Conte ha parlato, Conte ha deciso: che vuoi che sia un avviso di garanzia? Non ci sono elementi di colpevolezza. Gli stessi elementi c’erano per Toti, c’erano per Santanché, c’erano per Delmastro. Il M5S lancia tuoni e fulmini sugli avversari, è indulgente a sinistra (e con i suoi, vedi il caso Appendino). Toti era colpevole, ricorderete, perché sullo yacht si intratteneva con Spinelli. «Noi – si vantavano orgogliosi i pentastellati – sullo yacht non ci siamo mai saliti». Conte tirò fuori persino Almirante contro Santanchè: «E che direbbe Almirante della ministra del turismo?».

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La segretaria del Pd Elly Schlein era quella che «Toti non può rimanere un minuto di più». Salvo rispolverare il garantismo prima con Beppe Sala e poi con Matteo Ricci. Con quest’ultimo si è fatta vedere fianco a fianco solo dopo che Conte aveva emesso il suo verdetto. Farà una campagna elettorale centrata sulla sanità, anche se le Marche possono vantare il primato dell’ospedale Torrette di Ancona, giudicato da Agenas come il migliore ospedale pubblico d’Italia. Poi tireranno fuori in campagna elettorale la questione del “modello Albania” dimenticando il crack di Banca Marche che il governo Renzi, anche lui sponsor di Ricci, non è riuscito a evitare.

Schlein ha usato il volto di Berlinguer per le nuove tessere del partito. Voleva alludere di certo all’intervista del 1981 in cui il leader indicava al Pci la rotta giustizialista invocando la questione morale. Oggi basta che Ricci invii le carte dell’inchiesta che lo coinvolge all’avvocato di Volturura Appula per far sparire d’incanto quell’eredità. Parafrasando Conte potremmo dire: «E che direbbe Berlinguer?». Il doppiopesismo del Pd è evidente, l’incoerenza pentastellata pure. Rimane sul tappeto la questione politica: non possono essere i magistrati a decidere, dosando gli avvisi di garanzia procura per procura, chi si candida e chi no. Un tempo c’erano le primarie. Un altro principio sacrificato sull’altare del “campo largo”. Decidono i partiti, com’è giusto che sia. Poi si vedrà se i candidati sono in grado di mobilitare gli elettorati. È la strada scelta da Occhiuto: piuttosto che farsi logorare, ha giocato d’anticipo dimettendosi per ridare la parola ai cittadini.

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Ancora, a proposito di doppiopesismo: ricordate la polemica contro Giorgia Meloni candidata alle europee? Una candidatura ingannevole – si disse – perché lei in Europa non sarebbe mai andata. Una presa in giro degli elettori. Una speculazione. Un’offesa alle istituzioni della Ue.

Gran parte della campagna per le europee si giocò proprio su questo tema. Romano Prodi lanciò la sua invettiva alla convention del quotidiano La Repubblica: «Perché votare in Europa chi poi non ci va? Così si ferisce la democrazia». E già: e il buon Matteo Ricci, allora, perché non ci rimane in Europa? Che sarebbe stato lui il candidato alla Regione Marche lo si sapeva da tempo no? Ma per lui non vale ciò che vale per gli esponenti di destra. A sinistra possono tutto. A destra no: un avviso di garanzia, un rinvio a giudizio, una detenzione ai domiciliari per indurre a “confessare”, valgono come condanne e come gogna. Dall’altra parte vige il concetto delle manette selettive. Una rispolverata della celebre doppiezza togliattiana e il gioco è fatto: un gioco dove però a dare le carte è Conte, mentre Schlein subisce ciò che la sorte le riserva.

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