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Carabinieri uccisi e "disagio", se anche Fratoianni molla la Salis

Le follie di Ilaria, ormai, imbarazzano pure chi l'ha candidata per salvarla dai processi
di Pietro Senaldisabato 18 ottobre 2025
Carabinieri uccisi e "disagio", se anche Fratoianni molla la Salis

3' di lettura

C’è l’Italia che ama i carabinieri, è loro grata e si sente protetta dalle divise. È l’Italia che ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il premier Giorgia Meloni e il governatore del Veneto Luca Zaia rappresentavano a Padova, nella Chiesa di Santa Giustina, nell’immensa piazza di Prato della Valle, ai funerali di Stato dei tre militari morti in un attentato martedì notte. È l’Italia di (quasi) tutti noi, di chi rispetta la legge e vuole vivere tranquillo. C’è poi l’Italia, fortunatamente minoritaria, che odia le divise perché è frustrata, vive di rabbia e cerca il caos, la rivolta e vuole rompere le scatole agli altri. È l’Italia che alle recenti manifestazioni, sedicenti pacifiste, a favore di Gaza ha mandato all’ospedale oltre sessanta agenti delle forze dell’ordine. È l’Italia di Ilaria Salis, 29 denunce e due condanne definitive, per invasione di edifici pubblici e resistenza a pubblico ufficiale.

«COLPA DEL CAPITALISMO»
Una contestatrice professionista diventata europarlamentare (nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra) per essere finita a processo in Ungheria con l’accusa di aver massacrato un giovane di estrema destra ed essere stata portata in tribunale ammanettata per le mani e per i piedi. Salis, graziata pochi giorni fa dai suoi colleghi a Bruxelles, che hanno votato l’immunità per lei, la quale ha festeggiato con il pugno chiuso alzato, è tornata al centro della polemica per una sua stravagante opinione. Ha sostenuto che la morte dei carabinieri Davide Bernardello, Valerio Daprà e Marco Piffari è «colpa della politica e del capitalismo, che hanno trasformato la casa da bene essenziale a bene speculativo», perché «dietro certi gesti disperati c’è la questione sistemica della negazione di un diritto fondamentale, quello abitativo, che genera sofferenza e disagio in fasce sempre più ampie della popolazione». Con queste parole l’europarlamentare ha, più per abitudine inveterata che consapevolmente, provato a trasformare gli agenti uccisi da martiri dello Stato in scherani del male puniti dal vendicatore proletario. Salis ha dato prova delle sue due grandi caratteristiche, l’ideologia e l’ignoranza. I tre fratelli Ramponi infatti, che hanno riempito di gas la propria casa, preferendo distruggerla piuttosto che farsela espropriare e mettendo in conto di poter ammazzare anche più di tre persone, visto che sono stati feriti in più di venti, non sono vittime del sistema bensì di loro stessi: hanno perso la casa per aver ucciso una persona in un incidente senza essere assicurati e pertanto senza la possibilità di risarcirne i parenti.

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IL CORAGGIO DELLE DIVISE
La mostruosità delle affermazioni di Salis, che poi ha solo parzialmente ritrattato, precisando di essere, anche lei come tutti, dispiaciuta perla sorte dei carabinieri, ha indignato perfino Nicola Fratoianni, che ha l’imperdonabile peccato originale di aver fatto di questa donna una politica, qualcuno la cui opinione ha un peso, anche se delirante. «Verrà il momento di dare alla vicenda una dimensione più generale, ma questa è l’ora del cordoglio», ha detto il leader di Avs, giurando che «Ilaria, come tutti noi, si è stretta intorno al dolore delle famiglie degli agenti uccisi». I quali forse però c’è da dubitare che abbiano colto la cosa. «Mio padre ha fatto una scelta di coraggio», ha detto il figlio di una vittima ai funerali. “La commemorazione ci dà forza», ha aggiunto il padre di un altro. Il coraggio che Salis non ha avuto, sottraendosi alla giustizia, e la celebrazione dei caduti che la sgangherata europarlamentare ha sporcato. Le considerazioni da fare sono due. Fratoianni è più intelligente e abile della galleria di mostri di cui riempie le liste per raccogliere voti; e se continuerà in questo modo, diventerà il maggior responsabile del degrado della politica e del dibattito pubblico. I carabinieri per avere la solidarietà di tutti ed essere celebrati dalla stampa progressista devono morire per mano di tre folli, quali sono i fratelli Ramponi. Se prendono le botte da decine nelle manifestazioni della sinistra infiltrate, allora meritano due righe in cronaca, giusto per dire che gli aggressori sono frange minoritarie. Ma così facendo, si legittima un po’ alla volta l’assalto alle divise.