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Elly Schlein delira contro Meloni? Caos-Pd: la freddezza di Gentiloni

di Elisa Calessilunedì 20 ottobre 2025
Elly Schlein delira contro Meloni? Caos-Pd: la freddezza di Gentiloni

3' di lettura

L’allarme sullo stato della democrazia in Italia da quando al governo è la destra, lanciato da Elly Schlein al congresso del Pse, è durato ventiquattro ore. Il giorno dopo il grido lanciato dalla segretaria dem dal palco ad Amsterdam dei Socialisti il dibattito dem verte già su altro: dazi, manovra, Medio Oriente e poi il Pd, la sua linea politica, la debolezza dell’alternativa del centrosinistra. Anche sui giornali più vicini al centrosinistra il monito della segretaria viene letto più che altro come l’ennesimo capitolo della disputa tra le due leader degli schieramenti.

Pochi gli esponenti del Pd che tornano sul tema. Tra questi, c’è Sandro Ruotolo, che è anche responsabile informazione del Pd. «La libertà di stampa», ha scritto in una nota, «non può essere soffocata con bombe e minacce, ma anche con querele temerarie, con il controllo politico dell’informazione, con il silenzio su chi spia i giornalisti. La politica, una certa politica, la deve smettere di delegittimare il giornalismo d’inchiesta. Se si è isolati si è più facilmente bersagli».

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Difende Ranucci e attacca «l’uso strumentale delle querele» Piero De Luca, capogruppo del Pd nella Commissione Affari europei della Camera: «Ranucci ha reso attuale un tema che nel nostro Paese resta troppo spesso un non detto: le pressioni, le ingerenze e i tentativi di condizionamento sulla stampa sono una realtà quotidiana. Troppi giornalisti in Italia lavorano sotto minaccia o sotto pressione, anche a causa di un uso strumentale delle querele, trasformate in strumenti di intimidazione per zittire il dissenso e reprimere la critica al potere».

Nessun allarme democrazia, De Luca si limita a chiedere «al governo e alla maggioranza di sostenere il nostro emendamento per il recepimento immediato in Italia della direttiva europea anti-Slapp», che ha l’obiettivo di proteggere le persone fisiche e giuridiche da procedimenti giudiziari tesi a boicottare l'informazione e la partecipazione al dibattito su temi di interesse pubblico.

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Francesco Boccia, tra i più vicini alla segretaria, ieri si è concentrato piuttosto sui prossimi test elettorali, dove la coalizione progressista sarà ancora messa alla prova: «Noi», ha detto in una intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno, «siamo il cardine della coalizione, come confermato dai recenti risultati in Calabria, Marche e Toscana. Ci siamo messi sulle spalle la coalizione. Essere «testardamente unitari» significa questo: non perdere la calma quando un alleato dice cose fuori dal perimetro, ma perseguire la costruzione di un programma comune per mettere fine alla pessima stagione della Meloni. E il Pd deve essere la bussola di questo percorso inclusivo». Quanto al governo, lo ha attaccato sull’Ilva, «sui salari divorati dall'inflazione», su Giancarlo Giorgetti «straordinario skipper bravo a tenere la barra della nave immobile nel porto».

Solidale a Ranucci, ma decisamente non allarmato dallo stato della democrazia in Italia è Paolo Gentiloni, ieri a In mezz’ora su Rai3: «Solidarietà a Ranucci. Abbiamo bisogno di giornalismo di inchiesta. Ranucci e Report non si faranno intimidire. Ma», ha aggiunto, «dobbiamo stare su questo punto, è dirimente per la democrazia».

Piuttosto, l’ex premier è tornato a sollecitare una maggiore chiarezza nella linea del Pd in materia di politica estera: «Le divisioni in Italia negli schieramenti sull’Ucraina e la difesa europea non sono mai finite. Se guardiamo i voti italiani al Parlamento Ue è il festival del voto in libertà, in tutti gli schieramenti. Penso che il Pd debba indicare la rotta sia sul sostegno all’Ucraina sia sulla difesa europea. Non voglio abiure o rotture, voglio che sia netto a dire sì alla difesa europea e al sostegno all’Ucraina».

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L’AFFONDO DI RUFFINI

Ed è tornato a esprimere dubbi sulla linea del Pd e sulla consistenza dell’alternativa al centrodestra Ernesto Ruffini: «Ho un’idea molto diversa» da Elly Schlein su «come costruire la coalizione», ha detto l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate. «Non mi convince lo schema dei cespugli attorno alla quercia... Il centrosinistra non si costruisce in un laboratorio, ma nel Paese, tra la gente, soprattutto tra quelli che oggi rifiutano l'offerta politica di questi partiti». E ricordando lo «spirito che ha dato vita al progetto originario dell'Ulivo e dal quale è poi nato il Pd», ha concluso che «oggi invece il Pd, per come lo abbiamo conosciuto, sembra non esserci più».