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Semiseri massacrati a Reazione a Catena: "E poi il cu*** non conta?"

Claudio Brigliadori
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A molti di voile parole «Intesa vincente» o «Ultima catena» diranno poco o nulla. Ancora meno Semiseri o Ultravioletta. Eppure c’è un popolo televisivo enorme che ogni sera, prima del Tg 1, si sintonizza su Rai 1 per seguire le gesta di Reazione a catena, i suoi sfidanti e campioni e le prove, sadiche, che possono condurli alla vittoria del montepremi finale.

Più di un quiz: un caso di costume (guilty pleasure inconfessabile di chi, un po’ snob, non ha un gran rapporto con il piccolo schermo ma che a una capatina per guardare Marco Liorni proprio non sa rinunciare), mediatico (ascolti record) e quasi politico, visto che per settimane si è parlato della staffetta tra Liorni e Pino Insegno, con tanto di straschichi sull’Eredità che tornerà a gennaio. Nell’attesa, ci godiamo la raffica di commenti velenosi e imbarazzanti teorie del complotto degli aficionados sui social.

Partiamo da venerdì sera, quando nell’incredulità generale gli Ultravioletta, campioni per 10 puntate di fila, soccombono alla Intesa finale con 3 soli punti. I rivali, i Semiseri dal Bellunese, non fanno molto meglio fermandosi a 5, ma tanto basta per strappare loro lo scettro. Alla decisiva Ultima catena, ecco il «miracolo»: i neo-campioni indovinano quasi tutto e si portano a casa 45mila euro tondi tondi. Tutti contenti? Loro e Liorni sì, e festeggiano in studio.

 

Meno i telespettatori, che si abbandonano a parole pesantissime. Su X (l’ex Twitter) molti maramaldeggiano: «Veramente incredibili queste serate di beneficenza», «Scarsi da morire con una catena imbarazzante». «Questo è il programma delle ingiustizie», «Poi dicono che nella vita il c***o non conta». E tra chi grida allo scandalo e chi alla vergogna, viene da pensare che dopo tutto, comunque vada, c’è sempre una speranza per tutti. L’importante però è giocare di più e rosicare di meno.

 

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