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MSD: diabete di tipo 2, bisogna ‘spingersi oltre'

Non basta tenere sotto controllo la glicemia, serve un adeguato stile di vita e, grazie alle terapie innovative, gestire il diabete a 360° prendendo in considerazione anche importanti fattori di rischio, quali obesità e pressione arteriosa

Maria Rita Montebelli
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Diabete, è arrivato il momento di ‘spingersi oltre'. Perché nel diabete di tipo 2 tenere sotto controllo la glicemia è importante ma non basta. Serve mantenere un adeguato stile di vita e gestire il diabete a 360° prendendo in considerazione anche importanti fattori di rischio cardiovascolare quali obesità e pressione arteriosa. Ma non solo, si deve sempre più rinsaldare l'alleanza paziente-diabetologo, fondamentale in un percorso di cura. ‘Spingersi oltre' significa anche dire no alla disinformazione perché una persona con diabete, consapevole, è protagonista della propria malattia e della sua gestione. Per questo è stata presentata ai media la campagna informativa promossa da MSD Italia ‘#spingersioltre' rivolta a pazienti e caregiver, che parla a chi già si confronta con il diabete di tipo 2 ma anche a chi vuole prevenirlo. La campagna è on line sui principali social di MSD Salute: Facebook, Instagram e Twitter. «MSD Italia ha deciso di realizzare questa campagna informativa social perché se si vuole davvero fare la differenza nella vita delle persone bisogna cercare di soddisfare i bisogni di salute a 360° - spiega Goffredo Freddi executive director Policy and Communication MSD Italia – Per una persona con diabete e per i suoi familiari, una corretta informazione è un ‘bisogno di salute'. Abbiamo raccolto la sfida di fornire un'informazione scientifica corretta, con un linguaggio adatto ai social e facilmente alla portata di tutti perché riteniamo che sia un gesto di responsabilità sociale. Per noi ‘Spingersi Oltre' significa migliorarsi per migliorare la vita delle persone. Significa non accontentarsi e voler sempre più salute per le persone. Chi crede nell'innovazione crede nel voler andare sempre avanti per fare sempre di più. Noi vogliamo stringere un ‘patto di salute' con le persone perché per noi la salute non è mai abbastanza». Secondo l'ultimo rapporto ARNO Diabete, in Italia 1 diabetico su 6 ogni anno viene ricoverato e non si tratta solo di anziani ma anche di persone più giovani. D'altra parte, lo dice anche l'Istat, la quota delle persone con diabete che dichiarano di stare in buona salute è più bassa della media della popolazione e questo è dovuto al fatto che il diabete si accompagna spesso ad altre patologie come, tra l'altro, obesità, ipertensione, malattie cardiovascolari, problemi renali. Tutto questo significa che è davvero arrivato il momento di ‘spingersi oltre' e considerare il diabete con una visione più ampia, pensando ad un approccio che sia il più possibile personalizzato sul paziente. «Non basta dire ‘diabete' per identificare un paziente e non bisogna mai dimenticare che i pazienti non sono tutti uguali – spiega Domenico Mannino, direttore U.O.C Diabetologia ed Endocrinologia Grande Ospedale Metropolitano ‘Bianchi Melacrino Morelli' di Reggio Calabria - per questo l'approccio è sempre più personalizzato e il legame che si stringe con il diabetologo sempre più stretto. I pazienti chiedono consigli a 360° perché il diabete è qualcosa che riempie la vita di una persona, in tutti i suoi aspetti. È un'alleanza, quella paziente-diabetologo, sempre più importante e di questo dobbiamo tenerne conto. Un paziente informato è un paziente consapevole, il primo alleato nella lotta alla malattia. Una lotta che deve tenere conto di molti aspetti. Per esempio, il diabete di tipo 2 è un importante fattore di rischio cardiovascolare e questo inevitabilmente ci obbliga a spostare la nostra attenzione verso un paradigma terapeutico che tenga ben presente questo aspetto. È evidente come le decisioni di un diabetologo in termini di percorso di cura si debbano basare sugli effetti benefici di alcune terapie sugli esiti cardiovascolari. D'altra parte la terapia farmacologica del diabete ha subito un radicale mutamento proprio grazie alle migliori conoscenze fisiopatologiche e alla consapevolezza della ridotta efficacia a lungo termine dei farmaci orali tradizionali». ‘Spingersi Oltre' nel diabete di tipo 2 significa, dunque, avere una visione più ampia del diabete stesso, perché limitarsi al controllo della glicata - pur fondamentale - rischia di essere solo un tassello di un puzzle decisamente più complesso: obesità, ipertensione, rischio cardiovascolare sono elementi altrettanto importanti che non possono essere persi di vista. Oggi, grazie alle terapie di ultima generazione come gli SGLT2 inibitori, di cui ertugliflozin, ultimo arrivato in Italia, fa parte, abbiamo una nuova efficace opzione terapeutica per gestire il diabete di tipo 2, senza dimenticare che per i pazienti fondamentale rimane mantenere un adeguato stile di vita e aderire alle indicazioni prescrittive del proprio medico curante. «Non si parla mai abbastanza di quanto sia fondamentale la diagnosi precoce perché più precocemente agiamo - dice Simona Frontoni, professore associato di Endocrinologia all'Università di Roma ‘Tor Vergata' e direttore U.O.C. Endocrinologia e Diabetologia Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma - e più possibilità abbiamo. Noi siamo passati da un'epoca in cui avevamo a disposizione solo sulfaniluree, metformina ed insulina ad un'epoca in cui abbiamo un ventaglio di opzioni terapeutiche molto ampio. Abbiamo il dovere di scegliere per ogni singolo paziente la terapia più idonea. Perché non è importante solo ridurre la glicemia ma è importante come la riduciamo in quel singolo paziente. Inoltre, c'è anche il dovere di scegliere in sicurezza e, cioè, ridurre con efficacia la glicemia abbassando il rischio di crisi ipoglicemiche. L'arrivo di un nuovo SGLT2 inibitore, ertugliflozin, rappresenta un'arma in più e per noi diabetologi avere a disposizione un farmaco in più in questa classe è davvero molto importante. È una molecola, potente e selettiva, che ha alle spalle un numero ampio di studi registrativi e altri studi sono in corso. Sappiamo che questa classe ha in sé alcune caratteristiche che ci permettono di affrontare a 360 gradi le esigenze del paziente diabetico che, non solo deve raggiungere e mantenere un buon target glicemico, ma deve anche perdere peso e ridurre la pressione arteriosa. I pazienti sono molto più informati di un tempo. Anche quelli anziani. Spesso quando arrivano dal diabetologo sono loro stessi a chiedere nuove terapie. Ma se l'informazione aiuta, la disinformazione fa grandi danni. E spesso queste nuove classi di farmaci alimentano anche fake news e leggende metropolitane, ecco perché una corretta informazione, anche attraverso i canali non convenzionali, è di primaria importanza». Si parla spesso della ‘pandemia diabete' e di come sia la punta di un iceberg visto che sono ancora tante le persone malate che non sanno di esserlo e quelle che già hanno la malattia ma non riescono a mantenere un buon compenso glicemico. Forse non si parla ancora abbastanza dei danni che la disinformazione e le fake news provocano, i cui ‘segni' si vedranno, probabilmente, a lungo termine. «Ad oggi non mi è ancora capitato di dover intervenire per salvare o recuperare un paziente che per colpa di un consiglio letto su internet ha compromesso la sua salute – dice Enzo Bonora, professore ordinario di Endocrinologia dell'Università di Verona - ma alcune conseguenze le vedremo sul lungo termine. In questo momento storico la corretta informazione che arriva direttamente ai pazienti è uno strumento formidabile che va utilizzato nella maniera appropriata. Abbiamo il dovere di dare delle corrette informazioni e non possiamo non tener conto di questa nuova forma di comunicazione. Il che non significa, ovviamente, sostituire la visita medica con un post social - perché diagnosi e terapie a distanza non se ne possono e devono fare - ma aiutare il paziente ad essere più consapevole e, quindi, a poter essere attivamente protagonista del suo percorso di cura. Il diabete è una malattia cronica che accompagna la vita del paziente e anche dei suoi familiari, quindi, è importante che i messaggi siano costanti, regolari. È importante per entrare nelle coscienze dei pazienti ma è importante anche per combattere la disinformazione che non conosce sosta e non va mai in vacanza. Fondamentale, nel momento in cui si divulga con i social, è che ci sia un linguaggio comune e che i vari concetti (ad esempio quelli relativi all'alimentazione e allo stile di vita) vengano espressi in maniera coerente con quanto dimostrato dalla scienza. Altrimenti, non si fa altro che aumentare il livello di confusione in chi legge». #spingersioltre. è una Campagna educazionale promossa da MSD Italia per aiutare i pazienti con diabete di tipo 2 e i loro familiari ad essere più informati e consapevoli. Una Campagna che si rivolge a pazienti e caregiver, che parla a chi già si confronta con il diabete di tipo 2 ma anche a chi vuole prevenirlo. Attraverso i canali social di MSD Salute (Facebook, Instagram e Twitter) vuole portare messaggi educazionali e scientificamente validati in modo capillare e diretto a tutti gli utenti. La Campagna si pone come uno strumento d'informazione che attraverso fonti autorevoli vuole opporsi all'onda delle fake news e degli ‘esperti improvvisati' che dilagano sui social. Grazie ad un linguaggio semplice ma sempre scientificamente valido si vuole spiegare che se si impara ad essere protagonisti del processo di cura, attraverso l'aderenza terapeutica e l'adozione di corretti comportamenti e stili di vita idonei, si può continuare ad essere protagonisti della propria vita anche con il diabete. I social non sostituiscono, ovviamente, il legame con il medico e questa Campagna sottolinea l'importanza del dialogo tra diabetologo e paziente con la call to action ‘parlane con il tuo medico': perché medico e paziente devono essere alleati nel percorso di cura e perché il legame con il diabetologo deve essere più stretto per permettere una gestione più virtuosa di tutte le patologie concomitanti che una persona diabetica può presentare. #spingersioltre è una campagna che parte dai social ma parla anche ai mass media. Perché per combattere la disinformazione l'unica arma è l'informazione corretta e la ‘viralità' è una strategia vincente. La collaborazione tra Social e Mass Media è, quindi, un tassello fondamentale per informare i pazienti e la popolazione generale che attraverso 'Spingersi Oltre' ci si può informare ‘in sicurezza' anche sui social. (EUGENIA SERMONTI)

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