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Giovanni Sallusti contro Vittorio Feltri: "Iscritto all'Arcigay per la Pascale, vuoi entrare nel Cerchio magico di Berlusconi"

Giulio Bucchi
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La decisione di Vittorio Feltri di iscriversi all'Arcigay ha sorpresi molti, dai collaboratori ai lettori del fondatore di Libero ed editorialista del Giornale. Figurarsi, poi, chi come Giovanni Sallusti ha rivestito entrambi i ruoli: il suo smarrimento è doppio. Il giovane direttore de L'Intraprendente, nonché nipote dello storico braccio destro di Feltri e direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, ha firmato un editoriale piuttosto puntuto per chiedere a Vittorio "perché?". "Non perché difendere i diritti individuali delle persone omosessuali dal bigottismo trasversale italico, figurarsi. Quella è sana pratica liberale, fa parte degli insegnamenti di vita e di mestiere di Feltri, applausi", esordisce Sallusti Junior a scanso di equivoci. La domanda vera, spiega il direttore de L'Intraprendente, è sulla "surreale nota della segreteria di redazione de Il Giornale": quel "Francesca Pascale e Vittorio Feltri annunciano la loro iscrizione all'Arcigay poiché ne condividono le battaglie in favore dell'estensione massima dei diritti civili e della libertà", sottolinea Sallusti, "suona in tutt'altro modo. Ovvero, come il tentativo di Feltri di "entrare nel cerchio magico di Berlusconi". "C'entra la Pascale..." - "Perché sindacalizzarsi all'età di 71 anni, dopo una vita passata a rappresentare l'opposto, umano e professionale, della sindacalizzazione, questo virus italico e finto-progressista?", chiede Sallusti, cui sembra inconcepibile l'accostamento tra il campione del giornalismo "politicamente scorretto" e l'Arcigay, che non rappresenta altro se non la "sindacalizzazione della questione omosessuale, quindi la sua morte". Che c'azzecca, per dirla alla Di Pietro, Vittorio con quella "protuberanza ideologica della sinistra messa a cappa sul mondo omosessuale"? "Franco Grillini & Co(mpagni) negli anni ci hanno convinto che la civiltà dei diritti potesse albergare soltanto a sinistra, contro l'intera storia del Novecento, contro il Che e i rivoluzionari cubani che fucilavano gli omosessuali, contro Mao che li internava, perfino contro il bigottismo strapaesano del Partito Comunista Italiano". Qualcosa non torna, s'interroga Sallusti. Che conclude con il veleno nella coda: "Lei, direttore, ne ha fatti troppi, di titoli, e troppo fuori dal coro, per finire intruppato nell'Arcigay. A meno che, certo, non sia proprio il fatto che l'ideona sia firmata Francesca Pascale, il valore aggiunto che ha smosso cotanta penna. Ma allora non è questione di diritti civili e di libertà, suvvia. E' questione di fare un passo incontro al cerchio magico. Un passo in direzione del bunker, con gli Alleati a pochi chilometri. Un passo, sia concesso, ben poco feltriano".

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