Paolo Isotta scrive a Feltri sul Foglio: "Non sono d'accordo ai matrimoni tra gay"
Vittorio Feltri scrive su Il Giornale un articolo dedicato alle coppie gay e al matrimonio omo. Cita il suo amico Paolo Isotta. Ques'ultimo decide di rispondergli ma Alessandro Sallusti non pubblica l'articolo e così il critico musicale de Il Corriere della Sera chiede ospitalità a Giuliano Ferrara su Il Foglio. Isotta, nel suo articolo, dice di condividere la tesi di Feltri quando scrive: "I gay vogliono sposarsi? Poveri loro, ma perché no". Per il critico questa posizione esprime "il meraviglioso distacco" a cui è giunto negli ultimi tempi. Lo paragona a Ipazio, dal nome della vergine alessandrina "filosofa, astronoma e matematica assassinata crudelmente dai fanatici cristiani sotto Teodosio perché sosteneva i valori della tolleranza; però desidero tu sia un Ipazio vivo giacché dobbiamo avere la gioia di invecchiare insieme". L'amore e i gay - Isotta spiega che per tutta la vita ha avuto rapporti omosessuali ma "caratterizzati dal fatto che questo tipo di eros lo concepisco come lo sfogo degli istinti più violenti e profondi e quindi fondamentalmente carnale", e aggiunge che tali rapporti li aveva a pagamento in quanto "uno degli elementi di eccitazione era il fatto di non conoscere il soggetto col quale m'incontravo e di non dover cercare di piacergli; anzi, l'idea di fare l'amore con qualcuno che ti odiasse", per questo Isotta dice che tutto questo, che sta passando di moda, sia "incompatibile con lo stesso status del gay il quale ricerca l'affetto e la condivisione dei sentimenti dal suo compagno, occasionale o, sempre più, ahimé, istituzionale" Il matrimonio . Per quanto riguarda il matrimonio civile Isotta dice che se è come Feltri d'accordo a concedere il matrimonio civile, "non posso accettare sia loro accordato un sacramento che Criosto ha previsto secondo forme immodificabili di fronte all'eternità". Quindi niente matrimonio religioso. L'articolo si chiude con il ricordo del musicologo che gli fece da maestro e da cui fu mandato a Parma. "inutile dire organico al Pci. Questo accoettò di farmi da mestro e, a titolo introduttivo, voleva introdurmi qualcosa in culo".