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Antonio Conte, Fabrizio Biasin: ecco perché ha lasciato la Juventus

Andrea Tempestini
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Poteva pensarci prima, potevano pensarci prima: Conte, la Signora, Agnelli, Marotta e pure la Zebra. E persino Lapo. Perché al momento abbiamo una sola certezza: a prenderla nell'avamposto sono solo i tifosi della Juventus. Per carità, probabilmente vinceranno lo stesso il quarto scudetto di fila, ma così non si fa: non è serio, sbugiarda il tanto pubblicizzato «stile Juve», soprattutto non piacerà all'Avvocato e al Dottore se in qualche parte del cielo sono stati raggiunti dalla notizia. Non basta un video che dice «vi porto nel cuore», non basta una lettera del patron che scarica le responsabilità, non bastano i convenevoli per voltare pagina, perché la verità è che questo è sì un fulmine a ciel sereno, ma ben diretto su una Vinovo già infestata dai fantasmi. La puzza di bruciato saliva forte dalla fine del campionato. E tutti a dire: «Il solito Antonio e la solita Juve: bisticciano, ma si vogliono bene». E invece trattavasi di veleno vero e colorato di bianconero. A Conte interessava il rinnovo di contratto a cifre «da Conte», certo, ma soprattutto un mercato con i controfiocchi, non quello dei Morata e degli Iturbe (se arriveranno). Voleva andare in ritiro con la certezza di poter contare su Sanchez e chissà chi altro. E invece niente: al momento non si sa nulla, se non che Coman e Evra vestiranno il bianconero. E vai a capire se alla base di tutto c'è un'altra verità, e cioè che la Signora in nome di un bilancio da tenere sotto controllo abbia già deciso di vendere uno tra Vidal e Pogba, o magari tutti e due. E il fatto è che se anche fosse così, il tecnico in fuga non avrebbe meno colpe, perché un contratto non è carta Foxy e la fede dei tifosi non si getta come zucchero avanzato dopo aver bevuto il caffettino. L'estate della prandellata si trasforma in un amen in quella del pastrugno bianconero. Fan finta che sia tutto sotto controllo, che il giorno del veleno sia in realtà quello dei saluti al miele. Balle. Non si sopportavano da tempo. Dovevano pensarci prima: trovare un accordo o dirsi addio, mica fare come i fidanzatini in crisi che la tirano lunga in attesa di un miracolo. Il club italiano più rappresentativo è senza tecnico a ritiro iniziato. Poi non sorprendiamoci se all'estero dicono che siamo alla frutta... di Fabrizio Biasin @FBiasin

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