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Massimo Carminati, il candidato al Quirinale di Marco Travaglio

Andrea Tempestini
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Un editoriale firmato da Marco Travaglio, sulla prima del Il Fatto Quotidiano, dal titolo "La scarica dei venticinque". Si parla di Colle e del prossimo capo dello Stato, che dovrà essere eletto dopo l'imminente passo indietro di Giorgio Napolitano, e il vicedirettore del Fatto premette: "Siccome è sommamente inopportuno fare nomi per evitare di bruciarli, la rosa degli aspiranti al Quirinale citati nell'ultima settimana è estremamente succinta: appena 25 candidati". E dunque, Travaglio, questi 25 candidati "bruciati" li elenca, partendo da Giuliano Amato, passando per Mario Draghi e Romani Prodi, e ancora Riccardo Muti, Finocchiaro, Boldrini, Bonino addirittura Franco Baresi e chi più ne ha più ne ha più ne metta. Tutti bruciati, appunto. Candidato 26... - In calce all'articolo, a sorpresa, spunta però il candidato numero 26. E Travaglio scrive: "Non l'ha (ancora) candidato nessuno. Ci permettiamo di farlo noi, sperando di non bruciarlo". Di chi si tratta? Semplice: Massimo Carminati, il boss di Mafia Capitale. Una boutade, certo, quella di Travaglio, che così lo descrive: "Uomo del fare, decisionista, sufficientemente esperto di giustizia e anche di economia, è forse un po' troppo a destra, però non disdegna il dialogo a sinistra (è persino socio della coop rossa 29 Giugno). Potrebbe rivelarsi prezioso - continua Travaglio - presso i grandi elettori per sbloccare l'impasse con uno dei suoi celebrati intercalari: Ti fratturo la faccia".

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