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Reazione a catena, Marco Liorni cede il testimone all'Eredità: "Mi sono messo alla prova"

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Maria Pezzi
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"Mi sono divertito a giocare, anche da conduttore. E ho sempre invitato i concorrenti a far viaggiare la mente: aiuta a sentirsi liberi e felici. Anch'io mi sono 'liberato' mettendomi alla prova con loro". Marco Liorni chiude "con grande soddisfazione" l'esperienza alla guida di Reazione a catena, che da questa sera cede il testimone all'Eredità, con Flavio Insinna, nel preserale di Rai1. Una sfida vinta: "Per la prima volta - sottolinea il conduttore - mi sono misurato con un game, che per la prima volta per tutta l'estate si e' scontrato con un quiz consolidato come Caduta libera di Gerry Scotti, rafforzato dalla presenza di un supercampione fino a luglio". I risultati gli danno ragione: dal 3 giugno al 24 settembre Reazione a catena ha raccolto una media di oltre 2,7 milioni di telespettatori e del 21.5% di share, imponendosi in più del 90% dei confronti con il competitor e centrando ieri, nella finale, il record stagionale con 2 milioni 822mila ascoltatori e il 22.2% nella prima parte e 4 milioni 607mila e il 25.7% nella seconda. Un successo "frutto di un grande lavoro di squadra", continua Liorni, che ringrazia "la dirigenza Rai, l'ad Fabrizio Salini e il direttore di rete Teresa De Santis" e in un lungo post sui social estende la sua riconoscenza ad autori, regista e a tutto il team del centro di produzione di Napoli, senza dimenticare pubblico in studio e concorrenti. "Certo - ammette il conduttore 54enne - c'era una forte pressione per gli ascolti, in una fascia strategica come il preserale, ma alla fine la mia regola resta sempre la stessa: dare il meglio in quello che si è chiamati a fare". Reazione a catena è stato anche "un'occasione per proporre storie di giovani 'normali', che non fanno notizia o magari lavorano per mantenersi all'università. Vicende semplici, pulite, positive, che permettono di uscire dalla logica dei social - continua - dove spesso a emergere sono i piu' aggressivi o i più esibizionisti". L'attenzione alle storie e' anche il fil rouge di Italia si', il 'podio' del sabato pomeriggio di Rai1 "dove chiunque può venire a raccontarci un'esperienza significativa, un episodio, un problema oppure lanciare un appello", sottolinea ancora Liorni, che dribbla la domanda sul sofferto addio alla Vita in diretta. "Italia sì è un programma che mi sento cucito addosso. Quest'anno gli abbiamo dato un'impostazione più leggera: dall'altra parte c'è la corazzata di Verissimo, ma loro puntano soprattutto sui vip, il nostro taglio e' completamente diverso". Gia' nel titolo, il programma rivela la sua ispirazione legata a "vicende di resilienza, coraggio, positività. Per questo - ci tiene a sottolineare il conduttore - quest'anno ho voluto come presenza fissa in studio Manuel Bortuzzo", promessa del nuoto italiano, rimasto paralizzato dopo l'aggressione dello scorso febbraio a colpi di arma da fuoco. La procura di Roma ha appena chiesto la condanna a vent'anni di reclusione per i responsabili, mentre il legale del giovane ha chiesto 10 milioni di risarcimento. "Manuel e' un esempio pazzesco, per il modo in cui ha reagito a quello che gli e' successo", si appassiona Liorni, sottolineando l'impegno "per lui e per la sua famiglia. Se per le vittime della strada è previsto un risarcimento statale, ragazzi come Manuel hanno diritto all'assegno di accompagnamento e alla copertura di una parte delle cure, che sono molto costose. Ma non basta: ecco, vogliamo essergli vicini anche in questo senso, sollevando questo tema".

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