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Sanremo 2020, Enrico Ruggeri fa godere Amadeus: "Sessismo? Se avessi fatto oggi quella canzone..."

Davide Locano
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«Il mio obiettivo è dire cose interessanti e intelligenti facendo divertire le persone. Cultura e divertimento non sono antitetiche». Una sfida importante. «Ci provo da quarant' anni. Magari non sei plebiscitario, ma arrivi a una buona fetta di persone. Il successo di questo programma lo dimostra. È chiaro che un occhio agli ascolti lo si dà, però il segreto è non esserne ossessionati». Enrico Ruggeri torna su Rai1 con la nuova edizione di Una storia da cantare. Con Bianca Guaccero, per quattro puntate, celebrerà i grandi cantautori italiani. Si inizia questa sera con Cantautori a Sanremo, dedicata a Vasco, Celentano, Fossati, Modugno, Endrigo e Tenco. Ripartite sulla scia degli ottimi risultati di qualche mese fa. Vi aspettavate questo successo? «No. Il programma è piaciuto sia alla vecchia che alla nuova dirigenza ed è motivo di orgoglio. La squadra è ottima, la band stratosferica e Bianca è una fuoriclasse». Il varietà sta vivendo una nuova giovinezza? «Sì, ma si muove su altri territori. Dieci anni fa nessuno avrebbe chiamato me, che non sono un presentatore, ma uno storyteller, racconto aneddoti, inquadro un periodo storico tra una canzone e l' altra. Non mi sono adeguato io alla tv, ma è la tv a essere cambiata e per fortuna è passata dalle mie parti». Aprirete la puntata con Ciao amore ciao, perché? «Volevamo fare un omaggio a Luigi Tenco e poi è una canzone gioiosa, di speranza sulle difficoltà che si incontrano nella vita. La canterò con Ermal Meta, che in qualche modo ha un' analogia personale: anche lui è partito da un posto per cercare sogni che ha realizzato in un altro Paese». L' Italia rappresenta ancora il sogno? «L' Italia faceva parte di un bellissimo continente di grande unità culturale e storica, che era l' Europa. Oggi si parla di mercati e di banche, un territorio che conosco meno e che non è così affascinante come pensare a Goethe che veniva in Italia». Tra gli ospiti ci sarà anche Bugo. Mossa astuta. «Bugo ha cantato con me nel 2012 in tempi non sospetti, gioca con la Nazionale Cantanti, siamo amici, è una persona deliziosa. Mi è venuto istintivo invitarlo, così poi me lo porto a cena, visto che sta attraversando un periodo frastornante». Cosa pensa della lite con Morgan? «Conosco da decenni anche lui. Al di là di tutto, provo dispiacere per una vicenda nella quale ci sono gradi di sofferenza e di disagio». Qual è il suo cantante preferito? «Difficile scegliere, ma direi che il più completo è David Bowie». Ha partecipato 11 volte al Festival. La più speciale. «Ovviamente la prima. I Decibel, Contessa, l' incoscienza dei 20 anni e la voglia di arrivare. Eravamo dei marziani diversi da tutto quello che avevamo attorno». Cosa pensa della polemica sulle donne a Sanremo? «Il primo vincitore di Sanremo fu una donna, Nilla Pizzi. Immagino Amadeus abbia scelto le canzoni senza guardare al sesso. Questi distinguo sono pericolosi. Oggi si discriminano i cantanti di destra o di sinistra, domani i pelati, poi gli alti o i bassi. Bisogna uscire dal politicamente corretto». Nell'87 ha scritto Quello che le donne non dicono. Oggi sarebbe tacciato di sessismo? «La canzone forse elogiava non dico una certa remissività, ma il fatto di dire ci troverai comunque qui. Oggi non passerebbe. Sbagli una virgola e sei crocifisso sul web». Una battuta. Bianca Guaccero starà un passo indietro? «No, lo faccio io. Appena entro mi metto mezzo metro dietro e non si discute più». di Alice Penzavalli

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