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Placido, Comencini, Olmi, OzpetekPioggia di soldi sui magnati del cinema

Come ogni anno, dal ministro della Cultura milioni di euro di soldi pubblici ai soliti noti

Matteo Legnani
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C'è la crisi. Certo, anche al cinema. Ma in un tempo in cui la gente va meno nelle sale (Zalone a parte) perchè non ha un euro in tasca, si potrebbe rivedere il meccanismo di distribuzione di contributi a pioggia operata dal Ministero dei beni e delle attività culturali. E invece no. Perchè leggendo le difre appena rese note dalla Direzione generale per il Cinema, si viene a scoprire che anche quet'anno c'è manna per tutti: dai mostri sacri come Ermanno Olmi, che per "Cumm'è bella 'a montagna stanotte" si è beccato 800mila euro, proprio come Paolo e Vittorio Taviani per il loro "Meraviglioso Boccaccio", all'enfant prodige Matteo Garrone che per "Il racconto dei racconti" ha fatto cifra tonda: un milione. Marco Bellocchio ha ricevuto 400mila euro per "La prigione di Bobbio" e Saverio Costanzo 250mila per "Hungry Hearts". Non poteva mancare Michele Placido che per "La scelta" ne ottiene 400mila, Francesca Archibugi 500mila per "Il nome del figlio", Cristina Comencini 400mila per "Latin lover" e Carlo Verdone 300mila per "Sotto a una buona stella". E ci si chiede se c'era proprio bisogno di dare 350mila euro ad Abel Ferrara per Pasolini che ha come attore la star hollywoodiana Willem Dafoe. Se "Margherita" di Nanni Moretti - anche al più accanito dei suoi critici - appare appropriato come film di «interesse culturale», qualche dubbio viene per progetti come "Sapore di te" di Carlo Vanzina, "Un matrimonio da favola" di Enrico Vanzina, "Un boss in salotto" di Luca Miniero, "Indovina chi viene a Natale?" di Fausto Brizzi, "Tutta colpa di Freud" di Paolo Genovese, "Soap opera" di Alessandro Genovesi, "...E fuori nevica" di Vincenzo Salemme. Sfugge poi la ratio di alcuni contributi oversize come quello di 900mila Ferzan Ozpetek per Allacciate le cinture".

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