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Soumahoro? "La vera storia della sua ascesa": chi inchioda Diego Bianchi

Tommaso Montesano
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Questa è la storia della costruzione di un personaggio che pensava di spiccare il volo. Fino alla conquista della leadership della sinistra. «Aboubakar era molto calato nella parte e un po' di vanità l'ha coltivata. Diciamo che a un certo punto della sua vita da sindacalista è stato tentato da altre sirene...». Piero Santonastaso ha lavorato per Aboubakar Soumahoro per quasi quattro anni (tra il 2017 e il 2020) ai tempi dell'Unione sindacale di base (Usb). E nessuno meglio di lui può raccontare l'ascesa, e i prodromi della caduta, del deputato dell'Alleanza Verdi-Sinistra, travolto dalle disavventure che hanno colpito la sua famiglia, sotto accusa per la gestione di due Cooperative specializzate nell'accoglienza dei migranti.

COPERTINA E TV - Santonastaso ha affidato a professionereporter.eu la sua testimonianza sul caso del momento. Del resto chi meglio di lui, che ha passato tutto quel tempo con Soumahoro - «rivedendo i suoi testi, studiando insieme strategie, scortandolo, anche come autista» - può sapere cosa si cela dietro la maschera di Abou, che dall'inizio della bufera mediatica ha alternato lacrime a invettive?

 

 

Santonastaso, conversando con Libero, individua due tornanti decisivi. Il primo nel giugno 2018, quando esce la famosa copertina dell'Espresso- «Uomini e no»- che mette Soumahoro in contrapposizione a Matteo Salvini. Quello fu «il trampolino di lancio per la carriera politica» di Aboubakar. L'ivoriano già guidava le manifestazioni di protesta dei braccianti, ricorda il giornalista. «Sulle sue doti, innegabili, a livello di leadership e sulle lotte sindacali si è innestata un'operazione politica». I cui registi sono stati Diego Bianchi - alias "Zoro", conduttore di Propaganda live- e Marco Damilano, ex direttore dell'Espresso. «Tutti lo cercavano, tutti lo volevano. La regia, però, uscì pian piano dalla disponibilità di Usb e passò lentamente sotto il controllo del duo Zoro-Damilano», scrive Santonastaso. Propaganda live visita San Ferdinando, in Calabria, centro di azione di Abou. «Da quel momento si moltiplicarono le richieste di intervista dall'Italia e dall'estero».

Nulla pareva fermare l'ascesa di Soumahoro. «Abbiamo un leader per la sinistra», arriva a pensare il duo Zoro-Damilano. Perché ai temi tipicamente "progressisti", l'attuale deputato aggiunge carisma, presenza fisica, perfetto italiano da laureato e una certa predisposizione per la «forma. Indugiava in pomposità e ampollosità. Diciamo che era un Macron in sedicesimo», la butta là Santonastaso.

 

IL NUOVO SINDACATO - Il secondo snodo è l'improvviso addio all'Usb, nel luglio 2020. «Dall'oggi al domani, senza dire una parola. Non ci sono rimasto male solo io, ma tutto il sindacato, dove Soumahoro è sempre stato portato in palmo di mano». Aboubakar sceglie di correre da solo, fonda la Lega braccianti. Una rottura che Santonastaso definisce «immotivata (o motivata, questione di punti vista»). A ben guardare le avvisaglie della corsa solitaria c'erano già state con la celebre immagine di Soumahoro che si incatena a villa Phamphilij mentre sono in corso gli "Stati generali dell'economia" convocati dall'allora premier Giuseppe Conte. «Era prevista l'audizione di tutte le parti sociali, compresa l'Usb, ma lui decise di dissociarsi, chiedendo di essere ricevuto come "soggetto altro" rispetto alle sigle sindacali», ricorda l'ex collaboratore. Da quel momento inizia la cavalcata che lo porterà in Parlamento. L'inizio della fine, a guardare ciò che è successo dall'ingresso a Montecitorio con gli stivali lordati di fango. «Ha fatto errori a valanga, così come i suoi mentori che adesso se ne lavano le mani, ma non è oggetto di indagini giudiziarie», è la sentenza di Santonastaso. Già, gli errori: quale il principale? «Si è fatto prendere dal suo personaggio, si è sopravvalutato».

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