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Otto e Mezzo, Travaglio infilza Lilli Gruber: "Un po' cruda"

 Travaglio e Gruber

Claudio Brigliadori
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Il «troppo anche per Lilli Gruber» potrebbe diventare un format indipendente dal suo Otto e mezzo. Ci sono momenti in cui anche la conduttrice più rossa di La7 (di capelli e di fatto) arriccia il naso annusando l’odore acre della strumentalizzazione. Dopo serate passate a bastonare Berlusconi, i due Mattei o la Meloni, a maltrattare i poveri ospiti invitati in studio come loro «difensori d’ufficio» e a ridere compiaciuta delle battute velenosissime di censori del rango di De Benedetti, Scanzi e Giannini, la padrona di casa in un rigurgito di moderazione ha trasecolato ascoltando le invettive di Travaglio richiamandolo all’ordine, sia pure con garbo e discrezione.

 

 

 

Solo occhi e orecchi allenati, infatti, possono cogliere segnali in codice come un sopracciglio aggrottato, una pausa nella risposta, la voce che si increspa leggermente per l’imbarazzo. Succede che il direttore del Fatto Quotidiano definisce in rapida successione Giorgia Meloni «la cameriera fedele di Biden», il suo governo «il più beotamente fedele a Biden», la premier «soldatino obbediente» del presidente americano. La tesi (politica) di Travaglio è chiara: la Meloni e Draghi prima di lei, sono servi dello Zio Sam a differenza del prode Giuseppe Conte capace di dire no a Washington.

 

 

 

«Una definizione un po’ cruda», commenta la Gruber visibilmente sorpresa. A Bocchino, in studio, l’Oscar per la continenza: «Definire la Meloni cameriera fedele non è solo eccessivo, è offensivo. Travaglio non distingue tra la leader politica e la premier, chiamata a relazionarsi con un alleato storico. Ma per caso si ricorda di quando Trump chiamava Conte “il mio amico Giuseppì?””». La regia non la inquadra ma chissà, forse anche a Lilli sarà scappato un sorrisino.

 

 

 

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