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Mannoni, "chi ha provato a farmi cacciare". Il nome: sinistra in imbarazzo

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Solo una volta qualcuno ha cercato di far cacciare Maurizio Mannoni da Tg3 LineaNotte. Quel qualcuno non è stato un politico di destra, ma un leader di sinistra "ideologicamente" vicinissimo al giornalista, Fausto Bertinotti. Lo rivela lo stesso Mannoni, in una succosa intervista a Venerdì di Repubblica.

 

 

 

Qualche settimana fa ha di fatto dato l'addio ai suoi telespettatori in diretta, provocando la reazione addolorata della sua sodale Giovanna Botteri. Addio a Linea notte, addio forse anche alla Rai. "Io farei molto volentieri un'ultima stagione prima di andare in pensione, l'anno prossimo - spiega Mannoni -; però ho un problema di ferie arretrate che ho chiesto all'azienda di poter risolvere. Ho parlato con l'ad Roberto Sergio, mi ha detto che ci proverà". Se a viale Mazzini non ci sarà più posto per lui, annuncia, "dovrò inventarmi un'altra LineaNotte da qualche altra parte, magari sui social. La passione per il giornalismo è ancora forte e non ritengo maturo il tempo del riposo".

 

 


Storiche le sue scaramucce con Bianca Berlinguer: "Lei voleva i politici ospiti, ma noi non c'entravamo niente con quella formula lì, fare l'ennesima trasmissione con esponenti di partito non aveva senso. E infatti, quando se n'è andata, non li abbiamo più invitati", sottolinea prima di lanciare una stilettata alla ormai ex collega in Rai, passata clamorosamente a Mediaset da poche settimane, e accusata spesso di "andare lunga" con Cartabianca: "Un programma che comincia a mezzanotte deve avere un orario preciso: già quella fascia è difficile, se poi inizia pure con dieci o anche venti minuti di ritardo la gente si stufa e spegne la tv. A parti invertite, lei avrebbe messo sottosopra Saxa Rubra, altro che le mie battutine!".

Quindi la confessione sul giorno, anzi la notte in cui ha rischiato il posto. "Una volta sola, quando un politico chiese il mio licenziamento, ma è stato l'unico". Il nome? Mannoni risponde secco: "Fausto Bertinotti". Sì, proprio il leader di Rifondazione comunista. "Il giorno in cui fece cadere il governo Prodi io conducevo il Tg3 e parlai di crisi assurda. Lui si arrabbiò e arrivai vicino a farmi cacciare".

 

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