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Fiorella Mannoia, "cambio il testo": scelta estrema per Giulia Cecchettin

Roberto Tortora
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Quello che le donne non dicono cambia testo, è la stessa Fiorella Mannoia a rivelarlo in un’intervista a La Repubblica. Stanca di violenze e femminicidi, l’ultimo episodio che ha avuto per vittima la giovane Giulia Cecchettin è la goccia che ha fatto traboccare il vaso e l’artista ha deciso di tramutare quel “ti diremo ancora un altro sì” in un gelido “no”.

Cosa l’ha spinta a questa decisione? Lo spiega lei stessa: È un brano a cui sono molto legata scritto da Enrico Ruggeri e da Luigi Schiavone e che ho portato a Sanremo nel lontano 1987, ma ho deciso di cambiare il finale perché era giusto. Dicevo sempre ‘Ti diremo ancora un altro sì’, ma non è mica vero. La cantavo e pensavo che non è mica detto, perché danno per scontato che dobbiamo dire un sì? Potrebbe essere un forse, o un no”.

 

 

 

Un gesto, a suo modo, rivoluzionario. Prima della Mannoia, l’ultimo brano a cambiare una parola del testo è di una certa rilevanza e si tratta dell’inno del Regno Unito che, dopo la morte della regina Elisabetta II e l’insediamento dell’erede maschio, re Carlo III, ha tramutato il celebre God Save The Queen in God Save The King.

 

 

 

In quel caso, una modifica prevista dal protocollo reale. Nel più “piccolo” giardino italiano, la decisione di Fiorella Mannoia ha, però, una grande potenza, il rifiuto di tacere a ogni atto violento perpetrato nei confronti delle donne. Non c’è più la donna che vive di solo amore nella speranza che arrivi l’uomo giusto. Ora c’è una donna forte, che accetta il sentimento solo a patto che porti il dovuto rispetto verso sé stessa. E dietro quel “ti diremo ancora un altro no” c’è un grido di rivincita, dopo anni di soprusi. La povera Giulia Cecchettin, forse, non sarà morta invano.

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