Di momenti esaltanti e difficili, Diego Abatantuono ne ha vissuti parecchi nella sua vita e nella sua carriera. E oggi, a pochi giorni dal suo compleanno (il prossimo 20 maggio compirà 70 anni), il grande attore comico milanese non può sottrarsi dai classici bilanci.
"Diciamo la verità: invecchiare fa un po’ schifo - spiega con la consueta schiettezza al Corriere della Sera -. Non è bellissimo. È una malattia con la quale si convive, la si prende con filosofia. Per fortuna ci sono i figli e i nipoti". Il tempo che scorre ha lasciato segni anche su di lui, maestro di ironia: "Se prima ti sentivi invincibile, adesso ti senti nelle mani del destino e quindi questa cosa qua — diciamo — è meno interessante".
La sua carriera è stata il contrario della "vocazione: "È stata una sequela di casualità che mi hanno portato nei posti giusti al momento giusto a fare le scelte giuste". A lanciarlo il personaggio del "terrunciello", a cavallo tra anni Settanta e Ottanta: "Milano era piena di pugliesi, oggi quel personaggio parlerebbe un misto griglia magrebino-italiano. All’epoca invece tutto il Giambellino parlava così. Lo proponevo nelle mie serate e ha avuto talmente successo che quando mi hanno proposto di fare il cinema mi hanno chiesto di andarci con quel personaggio".
Diego Abatantuono mette il turbo al Tg5: 70 anni eccezionali
Vi proponiamo "Tele...raccomando", la rubrica di Klaus Davi dedicata al piccolo schermo CHI SALE (Speciale Tg5...Un successo mostruoso, con una ventina di film in soli 3 anni: "Fu una gestione scriteriata - riconosce oggi -, ero giovane, fui mal consigliato e così bruciai il personaggio". E finirono in fretta anche i soldi: "Ero sul set che giravo Attila con lo spadone nel camper e firmai un assegno da 17 milioni. Giravo film e tiravo fuori soldi: in quel periodo credevo di pagare tasse che invece non venivano pagate. A furia di far così andai sotto con i debiti, quelli furono anni abbastanza difficili".
Quindi il rilancio professionale, grazie a Pupi Avati con l'indimenticabile Regalo di Natale, la svolta drammatica di Diego ("Prima di chiamare me, aveva cercato Lino Banfi: se lui avesse accettato la storia avrebbe preso un’altra piega"), e poi il sodalizio tutto milanese con Gabriele Salvatores, a partire dal cult Marrakech Express fino al premio Oscar con Mediterraneo. "Per noi era scontato che non avremmo mai vinto. Stavamo girando Puerto Escondido in Messico e fermammo le riprese per andare alla premiazione. Eravamo asciutti dal deserto, magri, abbronzati: eravamo bellissimi". A Hollywood, un altro di quegli aneddoti che solo Abatantuono, e solo quegli anni magici e irripetibili: "Dovevo affittare uno smoking, perché ovviamente nel deserto non ce l’avevo. La prima libidine è stata che mi andava bene subito e mi stava da Dio. Poi ho scoperto che era lo smoking usato da Sean Connery in 007. Libidine massima, ero al settimo cielo. Lì erano tutti pallidi, noi sembravamo le vere star".