Luca Imprudente, nome d'arte Luchè, da anni è uno dei rapper più amati e apprezzati d'Italia, non solo nella "sua" Napoli, dov'è nato 44 anni fa. Ospite di Nunzia De Girolamo a Ciao Maschio, nella puntata del sabato notte di Rai 1 che andrà in onda il 17 maggio, subito dopo la finalissima dell'Eurovision Song Contest, è partito proprio dalla sua città per una riflessione tra il privato e il sociale di grande impatto.
"Qual è la cosa più scioccante che hai visto da ragazzino?", gli chiede la conduttrice. "Come molti ragazzi che sono cresciuti nel mio quartiere noi abbiamo visto tanta violenza e quindi ho visto gente morire davanti a me. Ho visto la morte. Verso i 15-16 anni io già avevo questo pallino della musica che mi distraeva, quindi io mi vivevo il quartiere però avevo questo sogno dentro".
"Il trauma della separazione dei miei genitori, invece - prosegue Luchè, in uscita con il suo nuovo album Il mio lato peggiore -, l'ho realizzato molti anni dopo, perché all'inizio per me era stata quasi una liberazione perché comunque non andando d'accordo e quindi a casa mia l'aria era pesante".
"Io ho vissuto nella mia vita solo amori problematici, non so cosa significa stare bene con una persona, ma non lo dico per atteggiarmi, lo dico perché è una verità. Non è una cosa bella, è una cosa di cui non è che vado fiero, ma è la verità. E ho paura anche di incontrare magari una persona serena e di non capirla. La cosa che non mi perdono? L'aver dato più di una possibilità alla stessa persona perché non sono stato forte in un momento di solitudine".
"Nelle tue canzoni parli spesso della depressione, della mente. Ti sei mai odiato?", domanda la De Girolamo. "Io mi sono odiato tutta la vita. Io sono pochi mesi che non mi odio più. Perché non avevo inquadrato i miei traumi bene e mi colpevolizzavo per cose di cui non avevo colpe. Nel mio quartiere – ha concluso il rapper - noi non siamo mai stati bambini. Non siamo mai stati ragazzi".