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Paola Egonu delude Lilli Gruber: "L'Italia non è razzista"

A Otto e Mezzo la conduttrice incalza la campionessa, sperando in un attacco alla destra che non arriva
di Tommaso Lorenzinisabato 20 settembre 2025
Paola Egonu delude Lilli Gruber: "L'Italia non è razzista"

( La7, streaming, Otto e Mezzo)

3' di lettura

L’avevamo lasciata a Bangkok campionessa del mondo, campionessa di tutto con l’Italia, avvolta in un abbraccio collettivo alle compagne di viaggio e immerse dentro contagiose lacrime tricolori. Ieri, una raggiante Paola Egonu è ricomparsa a dare un po’ di luce al paludato salottino di “Otto e mezzo”, ospite su La7 di quella Lilli Gruber che si è affannata ad alzargli palle invitanti che neanche Alessia Orro, aspettandosi qualche schiacciata a tutto braccio su Giorgia Meloni, Roberto Vannacci e il governo tutto. Invece, Paola ha mostrato di saper anche far muro, intelligente, misurata e probabilmente ben preparata ad aggirare le inevitabili, prevedibili, farragginose imboscate lessicali. Qualcuno era partito per suonare, è tornato a casa suonato.

Il piano-partita di Gruber è stato palese dalla prima battuta: buttarsi sul volley per arrivare al razzismo. Del resto, il titolo in sovraimpressione era «L’Italia che batte l’odio» e Egonu ancora non aveva neanche iniziato a parlare. Chiaro, no?

«Lei è stata protagonista di una recente, straordinaria vittoria», ha cominciato Lilli rivolta a Paola, «di chi è questa vittoria e a chi la vorrebbe dedicare?». «Alla mia famiglia, agli amici e ai tifosi che ci hanno seguito», l’ovvia replica di Egonu, che dopo questo fulmineo riscaldamento è stata subito catapultata nella tela del ragno: «Lei è stata protagonista della lotta al razzismo perché spesso è stata bersaglio. E proprio lunedì il presidente Mattarella ha stigmatizzato il razzismo nello sport. Stiamo facendo passi avanti?». «Sì, perché se ne parla con coraggio, anche grazie ai risultati sportivi, come il nostro, quelli del basket maschile, dell’atletica... ». Insomma- riprova Gruber- «la società civile è più avanti di certa politica?». «Sì, però sono convinta che, con il percorso giusto, il tempo possa aiutare a far arrivare tutti sulla stessa pagina». Oibò, forse l’intervista non sta andando sul binario atteso e la conduttrice decide di attaccare da un altro lato: «Come l’hanno cambiata i momenti difficili?». «Mi hanno resa forte, ho capito le mie debolezze e la mia forza, quello che conta è sapersi rialzare. E, pensando al volley, l’idea di ricevere la palla dalle mie compagne mi dà tanto, perché è come ricevere ogni volta la loro fiducia».

E qui Gruber prova il colpetto di prima intenzione: «Dunque per vincere è meglio una donna sola al comando (ovvio il riferimento implicito alla Meloni, ndr) o una squadra competente e coesa?». Incassando la più standard delle risposte di uno sportivo: «Serve la squadra, per condividere il percorso, vivere i momenti e arrivare insieme all’apice».

Bum. Gruber sotto 0-2 e fa entrare dalla panchina Aldo Cazzullo, collegato da Assisi, che come un Velasco qualsiasi prova un mind-game tirando fuori la preistorica polemica con Roberto Vannacci sui tratti somatici non italiani di Paola: «Dicendo sciocchezze si è reso conto che aveva più audience», chiosa Cazzullo, il quale non si accorge che ha usato lo stesso metodo... Tanto che Gruber riprende la palla per un ultimo turno di battuta che però si rivela fatale: «Paola, l’Italia è razzista o no?». «Credo che siamo nel momento in cui il lottare e parlarne sta portando a un cambiamento». Ma, come, ma non c’era il fascismo? Non eravamo in pieno regime d’odio?

Non era il governo Meloni la più grande minaccia ai diritti esistenziali delle persone? Niente: Egonu-Gruber 3-0, Lilli deve solo accontentarsi del pistolotto retorico dell’avvocata Cathy La Torre, che ha gridato alla destra causa dell’odio strisciante e incapace di contenerlo, tanto che a volte la situazione scappa di mano, come nel caso Charlie Kirk. Va a finire che fra un mese diranno che Kirk si è ucciso da solo... Buonanotte. Ci vediamo dopo le Olimpiadi...