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Milan, Leonardo contro Gennaro Gattuso: la crepa, ecco quello che non sapete

Davide Locano
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Eppure l'aria, fuori, è buonissima, la luce abbaglia, grigio assente. Perché dentro Milanello resistono invece nuvole basse e pesanti, che minacciano danni. La perturbazione del derby ha scoperchiato la crisi rimasta lì, a soffriggere piano, fin dall'inizio della stagione, una nuova dirigenza entrata sostanzialmente in corsa e un allenatore ereditato dagli altri. Leonardo da una parte, Gattuso dall'altra. Non funziona più, non ha mai funzionato. In mezzo Paolo Maldini, silente e scuro, in mezzo - soprattutto - il Milan e i milanisti, che, a dispetto dell'addio del fantoccio cinese e del soccorso del gigante Elliott, sono lì dove erano 12 mesi fa, vale a dire nel limbo, in una situazione con vista esonero e pure con qualche incertezza sul futuro, perché sogni di gloria e conti da sistemare dentro i parametri Uefa vanno ancora assai poco d'accordo. Un esempio bello chiaro è proprio sul caso della possibile sostituzione di Ringhio: guarda caso nessuno fa più il nome di Conte, e il Real conta fino a un certo punto. I top mister costano anche per il Nuovo Milan, e allora l'ombra su Gattuso assume le sembianze di Roberto Donadoni, per il quale non serve un extra budget e che ha la stima e l'amicizia degli ex soci di spogliatoio Leo e Maldini. Un'ipotesi tornata fortissima dopo la brutta figura del derby, da cui il pm dell'accusa Leonardo ha potuto estrarre tutti i capi d'accusa che - a suo parere - pendono sull'allenatore sin dalle prime partite: l'atteggiamento prudente per non dire timoroso, e poi la colpa più grave agli occhi del responsabile del mercato, vale a dire l'insistita rinuncia ai nuovi acquisti con l'ovvia eccezione di Higuain. Leggi anche: Milan, Gattuso verso l'esonero? Si scalda Donadoni Nel derby, spezzoncino finale solo per Bakayoko, panca secca per Laxalt e Castillejo, il potenziale gioiello Caldara ormai è un desaparecido: ufficialmente per pubalgia, ma gli habitués di Milanello fanno sapere che acciacchi o no, l'ex atalantino non è “visto” dal tecnico, che si fida più di Musacchio e persino di Zapata. E poi, vabbé, a volere essere maligni ci sarebbe sempre quel vecchio sospeso, le accuse e gli insulti del fedelissimo Rino al Leo traditore, saltato armi e bagagli all'Inter. Cose che - forse - non si dimenticano. E lui, Gattuso, che dice, che risponde? Che con Leonardo «ci si guarda negli occhi, parliamo tutti i giorni, faccia a faccia, con lui e con Maldini. Ci sono alti e bassi, ma ci diciamo tutto, c'è rispetto e le vicende del passato non contano. Del mercato estivo sono contentissimo, bisogna vedere perché certi calciatori hanno giocato poco». Qualcuno ci sarà finalmente stasera (ore 18.55 su Skysport1), contro il Betis Siviglia, in un match da vincere per ipotecare una primavera ancora europea e abbassare (o rialzare, pensandoci) la temperatura interna. Scaldata anche dall'iperpresenzialista Salvini, leader anche del tifo arrabbiato: immancabile post sui social legato alla prevendita di Milan-Juventus dell'11 novembre, «È previsto almeno un tiro in porta per tempo?», ha ironizzato il vicepremier. Ma forse il punto è un altro: sarà una domanda ancora indirizzabile a Gattuso? di Davide Gondola

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