Cerca
Logo
Cerca
+

Sebastian Vettel, addio alla Ferrari: un flop da 160 milioni, finale da incubo dopo 6 anni. Cosa c'è dietro la rottura

  • a
  • a
  • a

Marilyn Monroe ripeteva che se finisce un amore e nessuno dei due partner soffre vuol dire che l' amore non è mai esistito. La rottura fra Sebastian Vettel e la Ferrari sembra confermarlo. Nessuno ha sofferto: non certo Mattia Binotto, gran capo della scuderia, nè il pilota che tuttavia potrebbe tenere in serbo la vera sorpresa.
Un futuro in Mercedes: «Vettel libero è una novità di cui tenere conto» afferma sibillino Toto Wolff, gran capo delle Freecce d' Argento in pista. Tatticismo per tenere sulla corda Hamilton o c' è qualcosa d' altro). Nessun mistero invece a Maranello dove l' addio è glaciale; si è rotta la sintonia. Davvero poco per un' unione che a Maranello è costata 160 milioni. A tanto ammontano stipendi e bonus pagati in sei anni al campione tedesco che doveva far dimenticare Michel Schumacher e riportare il titolo mondiale che manca dal 2007. Rimangono 14 vittorie e due secondi posti nel mondiale. Un piazzamento, come ricordava il Drake, presto dimenticato.

 

 

 

Anche la scelta dei tempi dimostra che l' amore era ormai finito. In genere dei rinnovi si parla a settembre a Monza. In questo caso non solo non è stata rispettata la scadenza ma il divorzio è stato annunciato prima ancora che questa assurda stagione, segnata dal Coronavirus, abbia inizio. Chissà con quale animo Vettel correrà un campionato che a maggio non ha ancora un calendario. Se sarà necessario Vettel cederà il passo a Leclerc? Difficile pensarlo.

Il caso di Monza - Come dimenticare cos' era successo a Monza nel 2018 quando Raikkonen, non certo un teppista dei circuiti, partito in pole position dopo aver saputo che la sua carriera in Rosso era finita non aveva dato spazio al compagno ancora in corsa per il mondiale. Alla curva successiva uno sconsiderato sorpasso su Hamilton concluso fuori pista aveva chiuso il gran premio, il mondiale e l' amore tra Vettel e Binotto.
Il 2019 è stata solo una formalità vista la superiorità della Mercedes. Non per questo, ai tifosi del Cavallino è stato risparmiato il dolore del duello rusticano che ha messo fuori le due Rosse in Brasile. Ingiustificabile visto che in palio c' era solo il quarto posto. Il prologo di questa incontenibile rivalità c' era stato un mese prima a Monza con la furbata di Leclerc che rompendo gli ordini di scuderia aveva frenato il compagno impedendogli la possibile pole position. L' indomani il "principino" aveva dimostrato classe pura e sangue freddo infinito tenendo dietro per settanta giri le invincibili Mercedes. Il Drake dal cielo guardava soddisfatto. Gli sarà venuto in mente Gilles Villeneuve, il più amato di tutti. A Jarama (Spagna) nel 1981, con una Ferrari potente ma allergica alle cureve (come da tradizione) ne aveva messi in fila cinque vincendo il volata. E invece Vettel? Come dimenticare il Canadà quando non era riuscito a resistere a Hamilton, tagliando una chicane e beccandosi la penalizzazione. Marchionne non ha fatto in tempo a pentirsi della scelta. Ma quanta ha sbagliato Vettel privando la Ferrari dei campionati 2017 e 2018. L' indicente delle due Rosse in partenza a Singapore. La ruotata a Hamilton a Baku in regime di safety car, l' uscita di strada a Hockeneim nel 2018.

Come Ascari - Impulsività che ricordavano Alberto Ascari ultimo campione del mondo italiano (1953). Inarrivabile se partiva in testa. In difficoltà se costretto a remare dietro. Altrettanto Vettel imbattibile con il missile Red Bull costruito da Adrian Newey.
Troppo spesso cieco in Ferrari.
Ora si parlerà del taglio del compenso come ragione del divorzio (da 30 a 10 milioni l' anno, quanto Leclerc). Degli errori fatti al box costati il posto di "team principal" a Maurizio Arrivabene. Resta il fatto che due pluricampioni del mondo hanno infranto la carriera a Maranello: Fernando Alonso prima e Vettel adesso. Ma non ha importanza. Come diceva il Drake: i piloti passano, la Ferrari resta.

Dai blog