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Antonio Conte? Disposto ad andarsene, ma cacciarlo costa troppo: retroscena-Inter

Gabriele Fazi
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Dopo la partita di mercoledì, in casa-Inter, la tensione è salita alle stelle. Non poteva finire diversamente. Come sono andate le cose, lo sanno anche i sassi: l'Inter non riesce a battere l'abbordabile Shackhtar, viene eliminata dalla Champions League e non conquista neanche un posto per i sedicesimi di Europa League. In definitiva, la stagione europea dell'Inter è già finita. Al termine della gara il tecnico non si cosparge il capo di cenere, ma rilancia. 

Dice cose come «I nostri avversari si sono snaturati per giocare contro di noi» e «è incredibile non essere riusciti a fare un gol a questa squadra». Fabio Capello lo incalza («non hai pensato a un piano B?»), Conte si offende e replica stizzito: «Ce l'ho, ma non ve lo dico altrimenti me lo rubano». Infine risponde male anche alla giornalista Anna Billò e, insomma, la serata che già aveva assunto i contorni dell'incubo, si trasforma in serata infernale. 

BRUTTA SITUAZIONE
Il giorno dopo la situazione non migliora di molto, anzi. Va in scena una sorta di lunga riunione dove le parti provano a capire quale sia la situazione. Da una parte la dirigenza e Giuseppe Marotta, dall'altra Antonio Conte che, pare, a un certo punto si sarebbe anche messo in discussione. Una cosa del tipo: sono anche disposto a farmi da parte. Sull'altro fronte, però, avrebbero scelto la via della diplomazia, non tanto per una questione di totale fiducia nei confronti del tecnico, quanto perché, da un punto di vista prettamente economico, liberare Conte vorrebbe dire gettare dalla finestra circa 40 milioni di euro, che sommati a quelli persi con la mancata qualificazione in Europa diventano... tantissimi soldi. 

 

L'Inter non si può permettere un esonero, Conte resta ma non si capisce bene con quale convinzione. La certezza è che ai nerazzurri rimane un solo, vero, obiettivo stagionale: lo scudetto. Quello che prima era un «tentativo di vincere il campionato» si è improvvisamente trasformato in un «obbligo di vincere il campionato». Può, Antonio Conte, reggere questo genere di pressione? Difficile. L'altro problema riguarda la rosa, numericamente abbondante e costruita per gestire il doppio impegno Italia-Europa. A gennaio il club dovrà provvedere a piazzare più di un giocatore, tra questi «l'emarginato» Eriksen. 

...E ERIKSEN
Già, il danese. Nella serata di mercoledì si è visto in campo per circa dieci minuti, sufficienti per essere valutato come il più pericoloso tra i giocatori dell'Inter. Ecco quindi che traballa un altro dei capisaldi di Conte: la squadra "muscolare" sempre e per sempre. No, in Europa i muscoli non bastano, servono le idee, quelle che sono certamente nei piedi di uno dei centrocampisti più forti al mondo (il danese, appunto), diventato un "peso" non si capisce bene per quale motivo. 

Se alla frittata aggiungiamo anche la reazione di Lautaro Martinez nel momento della sostituzione (non l'ha presa bene), capite che la tensione è ben oltre i livelli di rischio. Come finirà tutta la questione? Difficile dirlo, di sicuro ne sapremo di più domenica: all'ora di pranzo è in programma Cagliari-Inter, match che dirà molto delle reali intenzioni dei vice-campioni d'Italia. E, soprattutto, delle reali intenzioni di mister Antonio Conte, passato in un anno e mezzo dal vestire i panni del condottiero a quelli del "sopportato".

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