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Paolo Rossi, quando si candidò con Gianfranco Fini: "Ma nessuno gli diede del fascista. Perché era un mito"

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Paolo Rossi ha avuto anche una appendice politica: il suo impegno in Alleanza nazionale, come candidato alle Europee nelle lista dell'Elefantino che unì nel 1999 l'An di Gianfranco Fini e il Patto Segni di Mario Segni. L'idea dei due politici, bocciata poi dal voto, era quella di far nascere in Italia un grande partito liberale di centrodestra e tra le facce nuove che quell'alleanza propose ci fu anche quella del bomber mundial di Spagna '82. La candidatura di Paolo Rossi nasce da una idea di Gastone Parigi, europarlamentare e dirigente pordenonese di An.

 

 

L'incontro con Fini lo ricorda proprio l'ex segretario di An: "Per noi fu un orgoglio anche perché la sua candidatura è nata in prima luogo da una certa simpatia nei nostri confronti. Era una persona simpatica, intelligente, equilibrata. Fu una sorpresa per tutti noi e si fece ben volere". Anche Ignazio La Russa ricorda, non senza un filo di malizia nei confronti di Fini, che, "Rossi si è rivelato un signore anche in quella circostanza. Perché se candidi Pablito devi lottare per farlo eleggere. Ebbe tanti voti ma ce ne sarebbero voluti di più per farsi eleggere. Tuttavia non si trova una sua dichiarazione del tipo: 'Ho commesso un errore a candidarmi'. Un signore in campo e fuori. Punto". Il legame con An è rimasto negli anni e qualcuno ammette che, "se avessimo candidato chiunque altro sarebbe stato tacciato di fascismo. Ma nel caso di Paolo non fu possibile perché Paolo era un mito".

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