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Milan, la vitamina-Ibrahimovic non basta: a Stefano Pioli serve una formazione base

Claudio Savelli
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 Il Milan entra nella settimana del derby dopo una sconfitta inattesa e brutale - il 2-0 dello Spezia è stato sacrosanto -, la peggior prestazione della stagione, un senso di impotenza mai visto finora e il sospetto che l'incantesimo si sia spezzato. Di fatto, nel peggiore dei modi. Certo, così descritta quella di Pioli pare una squadra alla deriva, non la seconda forza per un punto dalla nuova capolista Inter, e infatti così non è. 

È che in vetta ogni passo falso pesa doppio e quelli dei rossoneri sono tutti recenti: i tre ko in A sono arrivati nelle ultime 7 gare, dopo un cammino immacolato nelle precedenti 15. Ecco perché il primo problema per il Milan in vista del derby di domenica è ritrovarsi mentalmente dopo un periodo di sbandamento, il cui climax è stato raggiunto nel fine settimana. Nel giro di due giorni, i rossoneri hanno dovuto ribaltare l'approccio alla stracittadina: sognavano di giocarla con 5 punti di vantaggio, invece si ritrovano sotto di uno. 

 

Il secondo problema del Milan è l'E-League. Giovedì viaggerà fino a Belgrado per affrontare la Stella Rossa nell'andata dei sedicesimi mentre l'Inter preparerà senza intermezzi un derby che si giocherà domenica pomeriggio. Vista la stagione ricca di stop causa Covid e infortuni, il turnover di Pioli non sarà una novità, ma se finora è stato un pregio perché ha allineato le riserve ai titolari, ultimamente pare trasformato in un difetto: il Milan non ha mai conosciuto la sua anatomia di base e la recente altalena di risultati (10 partite nel 2021: 5 vittorie, 1 pari e 4 ko) è una diretta conseguenza di questa mancanza. Tra le regole non scritte del calcio esiste la necessità di trovare una formazione-tipo nella prima parte d'annata, che diventa un porto sicuro nella seconda. 

Il Milan non ha quasi mai potuto contarci. Conte, al contrario, ha insistito sui titolari fino alla noia ed ora presenta un undici consolidato e arricchito dalla crescita di Eriksen e Perisic. La prova è che Conte è il tecnico in A che ha impiegato meno giocatori (22) mentre Pioli, tra chi guida le grandi, è colui che ne ha utilizzati di più, ben 29 (pari a Gasperini all'Atalanta). L'Inter usa meno uomini eppure pare più fresca del Milan: perché? Siccome i totem sono più continui in campo, sono anche in crescita (Skriniar e Brozovic) o più facilmente ribaltano un momento opaco, come Lukaku. 

 

Il Milan fatica perché mancano le prestazioni dei top oltre a Ibra, e ciò accade perché questi sono stati assenti a lungo e sono concentrati nella spina dorsale: Pioli ha infatti recuperato solo ora Bennacer al fianco di Kessie e Calhanoglu dietro a Ibra, e ha rispolverato Kjaer al fianco di Romagnoli dopo due partite. L'ultima volta in cui tutti questi erano in campo risale al 22 novembre, ottava giornata, 3-1 al Napoli. Solo tre volte prima di allora Pioli riuscì a metterli nella formazione titolare: nel derby (2-1), con la Roma (3-3) e l'Udinese (2-1), il trittico di gare che il Milan, un girone dopo, si prepara a disputare.

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