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Andrea Pirlo, Biasin e le minacce di morte al figlio Niccolò: "Infami e vigliacchi, qual è il vero problema"

Fabrizio Biasin
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La lunghezza ideale di questo pezzo dovrebbe essere tre righe, giusto il tempo di scrivere «Caro Pirlo, caro figlio di Pirlo (Niccolò), care “persone normali” costrette a inghiottire quotidianamente le schifose minacce degli internauti "senza faccia", un segreto per contrastare questi pezzi di fango c'è ed è fottersene: ignorarli, bloccarli, schifarli senza dar loro risalto». Ma sarebbe un filo riduttivo perché, diciamolo, hanno veramente superato il limite. E stiamo parlando degli infami e vigliacchi che si nascondono dietro all'anonimato e scrivono cose come «Devi morire insieme a tuo padre», ovvero il messaggio ricevuto e pubblicato su Instagram dal figlio del campione del mondo, Andrea Pirlo, attuale tecnico della Juventus con un problema sul campo (si vede) e uno fuori dal campo (ce lo ha mostrato Niccolò).

Scrive così, il ragazzo: «Io non sono una persona che giudica, non mi piace farlo, ognuno ha il diritto di poter dire ciò che vuole, sono io il primo a farlo e non vorrei mai che nessuno mi togliesse la libertà di parola (...) ma credo che a tutto ci sia un limite e già da tempo questo limite è stato superato. Ho 17 anni e quotidianamente ricevo messaggi di questo genere non perché io faccia qualcosa in particolare, ma solo perché sono figlio di un allenatore che probabilmente, come è giusto che sia, può non piacere. Questa sarebbe la mia "colpa" e la motivazione per la quale ogni giorno mi arrivano messaggi di augurata morte e insulti vari. Vorrei chiedervi di mettervi per un solo secondo nei miei panni e chiedervi come vi sentireste».

 

 

 

Ecco, il mondo, nel suo "avamposto virtuale", funziona così: vale tutto, i cretini possono scrivere quello che vogliono, rimangono impuniti e nessuno fa nulla per modificare le cose. Per questo lo scimunito di turno va giustamente messo all'indice, ma è più importante che accada qualcosa "a monte", tra coloro che gestiscono social e villaggi virtuali vari. In Inghilterra se ne sono già accorti e, a partire da questo venerdì e fino a lunedì, procederanno con il primo sciopero-social della storia, promosso da Premier League e affiliate contro razzismo e imbecillità associate. L'obiettivo è costringere Facebook e Twitter ad assumere provvedimenti, perché è difficile che un "senza cervello" riesca a trovare dei neuroni e smetta di minacciare questo e quello ma, al contrario, è doveroso che venga imposto un filtro all'ingresso. Per dire, basterebbe pretendere un codice fiscale.

 

 

 

 

 

Qualcuno valuterà questa cosa come una limitazione alla libertà d'espressione, ma chi frequenta "l'internet" ben sa di cosa stiamo parlando: migliaia di imbecilli che minacciano chiunque, in questo caso il figlio di un signore che un bel giorno del 2006, grazie a un assist sopraffino, spedì Grosso in porta e l'Italia nella finale dei Mondiali. Ben sappiamo come finì. Grazie Andrea e complimenti a tuo figlio.

 

 

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