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Inter, per Inzaghi arriva Dumfries. Ma non è finita: Marotta e Ausilio a caccia, chi è nel mirino

Claudio Savelli
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Il mercato si può condurre in due modi: agendo o reagendo. Quello dell'Inter appartiene alla seconda categoria, è un mercato di reazione, non per volere o incapacità dei dirigenti ma per inderogabili necessità economiche della proprietà: c'è bisogno di soldi, quindi se qualcuno bussa alla porta con la valigetta stragonfia (come il Psg con 60+10 milioni per Hakimi e il Chelsea con 115 per Lukaku), Zhang non può fare altro che accoglierlo e incassare. 

 

I dirigenti, Marotta&Ausilio su tutti, sono le prime vittime di questa situazione: non possono programmare però devono imbastire senza conoscere il budget a disposizione, e possono chiudere solo quando questo diventa chiaro (a Suning). Disegnato il perimetro entro cui sono costretti a muoversi i dirigenti, il mercato dell'Inter è condotto al meglio. Beninteso: per età, capacità e valore, Dzeko (35 anni) non è Lukaku (28) e Dumfries (25) non è Hakimi (22), quindi il passo indietro nei due ruoli è evidente, ma Dzeko e Dumfries non sono nemmeno- con tutto il rispetto- Rocchi e Schelotto, giusto per ricordare tempi non troppo lontani in cui l'Inter come oggi era costretta a reagire, ma diversamente da oggi lo faceva male. Se tre indizi fanno una prova, si pensi allora alla reazione del club alla vicenda-Eriksen: Calhanoglu, libero da contratto, viene colto al volo, sistema la mezzala a Inzaghi a costo zero e consente all'Inter di affiancare il danese senza alcuna pressione professionale. 

 

È un ridimensionamento ma non uno smantellamento, come i nomi dei ceduti (i due più decisivi dell'undici dello scudetto) lasciavano supporre. Dumfries in particolare è una trattativa di buona scuola: convinto già a inizio mercato, gli è stato chiesto di pazientare fino a che non fossero arrivati i soldi, e l'olandese ha acconsentito. Una volta arrivati, il prezzo non è lievitato, segno che le strette di mano con Raiola, agente dell'esterno, e il Psv, ormai ex club, erano salde: 12,5 milioni più 2,5 di bonus (ingresso in Champions e obiettivi personali del calciatore) per un totale di 15, quello pattuito.

 Certo, Dumfries non ha la raffinatezza tecnica di Hakimi negli ultimi metri, né 7 gol e 11 assist nelle gambe, ma può sgrezzarsi e avvicinarsi. Perché ha 25 anni, è in crescita e non ha mai giocato stabilmente da esterno se non nell'Olanda all'Europeo: nel Psv, infatti, agiva da terzino, eppure dal suo debutto in Eredivisie nel 2016 è il difensore con più gol (18), più assist (22), più tiri nello specchio (45) e più dribbling (3,6 a partita). È giusto per Inzaghi e lo è anche per l'Inter perché è rivendibile, almeno sulla carta. 

Acquisto intelligente come Dzeko perché, seppur non sia rivendibile, è arrivato gratis (alla Roma andranno1,7 milioni solo in caso di Champions) e consente all'Inter di investire i 30 milioni che restano (45 meno i 15 per Dumfries) per il quarto attaccante. Sarà uno tra il 26enne Correa (Lotito chiede 37+3 ma può calare) e il 30enne Duvan Zapata (ma l'Atalanta non cede senza sostituto: Belotti) e, a corredo, solo in caso di apertura del Sassuolo al prestito con diritto di riscatto, anche uno tra Raspadori (21 anni) e Scamacca (22), al netto della partenza di Pinamonti (22, prestito all'Empoli) e della promozione di Satriano (20), che sta conquistando Inzaghi e l'ambiente.

 

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