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Roma-Inter? Basta poco per dominare in questa Serie A: un'amara riflessione dopo il "big match"

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Claudio Savelli
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Basta poco per dominare il campionato. Forse troppo poco. È un pensiero che nasce dalla sfida dell'Olimpico, in teoria un "big match", in pratica una non-partita. Le squadre sono di categorie differenti, e pensare che prima della gara la padrona di casa Roma è quinta mentre l'Inter è terza, dunque il dislivello non dovrebbe essere così ampio. È vero che la Roma non aveva mezza squadra ma è altrettanto vero che Mourinho non colma queste mancanze, semmai le usa come alibi della sconfitta, la settima su 16. Finisce "solo" 3-0 perché l'Inter decide di riposare nella ripresa. È un certificato di mediocrità per la Roma ma, visto che quest'ultima nonostante gli scivoloni galleggia in zona Europa, anche del campionato.

 

Basta poco all'Inter per chiudere la partita ancor prima che inizi. È un segnale che a referto finiscano i tre sostituti di Eriksen, Lukaku e Hakimi, ovvero Calhanoglu, Dzeko e Dumfries: così l'Inter si sta convincendo di essere all'altezza della versione precedente di sé. La vittoria dell'Olimpico è una dichiarazione d'intenti pesante per il ruolo di comando del campionato, che se non è ancora dei nerazzurri secondo i punti (il Milan resta a +1), lo è di certo per le prestazioni: l'Inter è infatti in controllo totale e disinvolto su tutto. Tempi, fasi, eventi, pallone e risultati. Dopo la sconfitta con la Lazio si è interrogata sul suo livello e ha trovato risposte con il Napoli e con la Roma. Sono evidenti i meriti dell'Inter nella presa di potere ma non possono essere ignorati i demeriti altrui. Il campionato è spaccato, dietro le prime quattro c'è un cratere che di giornata in giornata si allarga, complice la dimissione della Roma e la prepotente risalita dell'Atalanta, alla quinta vittoria consecutiva. Di forza, la Dea sgonfia la resistenza romantica di un Napoli decimato ma vivo.

 

La squadra di Spalletti cambia modulo per ovviare all'emergenza ma non cambia identità, rimonta lo svantaggio e crolla solo per meriti altrui. Perde la vetta e due posizioni ma non deve perdere la testa: si ricordi che basta quest' anno poco per ambire al massimo. Troppo poco. Lo dimostrano gli scontri diretti tra le prime quattro e di riflesso tutti gli altri impegni, fin troppo morbidi. Vedi il Milan che, senza faticare, archivia la Salernitana come era già successo con un altrettanto imbarazzante Genoa nell'infrasettimanale. Pioli fa riposare i migliori nonostante siano già fuori cinque giocatori importanti, eppure non rischia. La differenza è troppa e la Salernitana non ha né gioco né buona volontà per contestarla. Il campionato italiano è competitivo solo in apparenza. Forse è la storia che vogliamo raccontarci prima di ogni turno europeo. A proposito, quello imminente è decisivo per l'Atalanta (mercoledì dovrà battere il Villarreal a Bergamo), il Milan (martedì al Meazza con il Liverpool, mentre l'Inter proverà a superare il Real Madrid per il primo posto), il Napoli, la Roma, la Lazio, quasi tutte. Troppe. Forse perché per essere lassù bisognerebbe faticare molto di più, per faticare meno in Europa.

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