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Olivier Giroud, la confessione: "Ci vedevo poco. Così...". Milan, un bomber dall'oculista

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"I miei compagni di squadra mi prendono da sempre in giro perché quando gioco ho sempre i capelli in ordine, anche a fine partita. Il segreto è un colpo di spazzola sui capelli bagnati, poi un po’ di cera e dopo, per fissarli, metto la lacca. Qualche volta quando faccio troppi colpi di testa e non rimangono perfetti, ma va bene lo stesso”. Ci scherza su Olivier Giroud, che in un’intervista con GQ ha raccontato passioni e piccole manie: lo spunto sono i 10 oggetti dai quali non si separa mai. Citandone alcuni, dopo i capelli c’è la Bibbia: “Essere credente mi aiuta tanto tutti i giorni per andare avanti — dice il francese —. La vita di Gesù mi ispira, la sua umiltà. Parlo alla mia famiglia della Bibbia, è molto importante per me, è una cosa che fa parte del mio cuore".

 

I parastinchi, il tiramisù
Quindi i parastinchi che usa in campo, dove ci sono “i nomi di mia moglie e dei miei figli, di tutta la mia famiglia — ha aggiunto l’attaccante a GQ —, il mio numero e la fotografia di tutti. Mi piace vedere le facce dei miei figli prima delle partite. Mi dà più motivazione, penso sempre a loro: mi danno la forza”. E riguardo al cibo, va matto per il tiramisù: "Lo mangio sempre quando vado al ristorante, lo cerco sempre nei menù, mi piace finire le cene così — racconta Giroud —. Mia nonna lo faceva molto bene, mi piace tanto quando c’è tanto caffè, mentre non mi piace l’alcool. Mi ricorda che sono un po’ italiano nelle mie origini. Savoiardi o pavesini? Preferisco il biscotto savoiardo perché sono di Savoia. Assorbe tanto il caffè, per me la sensazione è davvero bella".

 

Dalle lenti da vista al pallone
Sulle lenti da vista “le metto dal 2011. È una cosa divertente, lo dico oggi per la prima volta davanti alle telecamere. Nella prima stagione con il Montpellier non avevo le lenti. Quando i miei amici e la mia famiglia mi hanno visto in tv mentre strizzavo gli occhi, mi hanno detto che c’era un problema — ha raccontato Giroud —. Quindi nella seconda stagione sono andato dall’oculista, che mi ha chiesto come fosse possibile che facessi gol con gli occhi che avevo... Mi ha consigliato di portare le lenti. È divertente perché nella seconda stagione abbiamo vinto il campionato e sono stato capocannoniere grazie all’oculista”. Infine, il pallone: "Tutta la mia vita, da quando ero piccolo è sempre con me — ha concluso l’attaccante —. Dopo la scuola giocavo in casa, contro il muro, contro la porta: ho sempre calciato. Mi ricordo che i miei genitori non erano molto felici, ho fatto qualche casino in casa. Il pallone era sempre con me, ma lo è anche oggi".

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