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Carlo Ancelotti, "ero inc... con lui: la rivelazione dopo la finale di Champions

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L’addio con un sorriso e la consapevolezza di aver vinto e lasciato nel suo club tantissimo. Marcelo lascia il Real come l’ha trovato, e in conferenza stampa ha salutato tutti, persino l’ex capitalo Raul, non mancando di sottolineare il bel rapporto avuto con Carlo Ancelotti. Prima di tutto, partendo però dal suo primo giorno al Real, e dal primo senza: "Ci siamo incontrati e abbiamo deciso che era meglio non continuare. Ti commuove, certo, non è facile lasciare il club della tua vita. Quando sono arrivato era tutto molto strano, avevo visto Madrid solo in TV, il Bernabéu mi ha impressionato. Ci ho messo due settimane per capire dove mi trovassi. il mondo non sta finendo, non smetterò di vivere perché lascio il Real Madrid — dice il brasiliano — È un giorno di gioia, non me ne vado sconvolto. I tifosi avrebbero preferito non partissi e questo mi ha regalato tanta gioia, lascio in eredità tantissimo amore nei loro confronti”.

 

Marcelo: “Prima arrabbiato con Ancelotti, poi ho capito tutto”

In questa stagione “ero incazzato con Ancelotti, poi però è finita a baci e abbracci. Ero egoista, Non capivo che per vincere devi fare squadra — dice Marcelo — Volevo giocare di più ho capito qualcosa che non sapevo, ed è che puoi essere un protagonista fuori dal campo. Non volevo restare al Madrid senza contribuire. Non volevo restare per pietà né per riconoscenza. Adesso mi sono preparato per tutto ciò che verrà”. Il futuro immediato, però, non si chiama ritiro: “I prossimi tempi non mi spaventano, quello che dovevo fare l'ho fatto, la storia è già scritta — spiega il brasiliano — Mi sento ancora giovane penso ancora di poter giocare ma non ho ancora deciso dove. Se dovessi giocare contro il Real non sarà un problema, sono un professionista ed è proprio qui a Madrid che ti insegnano ad essere professionale”. 

 

Marcelo scherza: “Se non mi darete un biglietto quando ve lo chiederò, ci saranno problemi”

Quello che è certo per Marcelo è che “non diventerò un allenatore, credo di avere altre caratteristiche — esclama — Non ho mai capito sino in fondo né i sistemi di gioco né gli schemi, pur divertendomi molto a giocare. A me piace il pallone non credo neanche che proverò a diventare un tecnico”. Tra i 25 trofei vinti con il Real, ci sono cinque Champions League, sei campionati spagnoli e due titoli di Copa del Rey: "Dico grazie a compagni, allenatori e tutte le persone che lavorano dietro le quinte. Un grazie speciale a Raul, che mi ha aiutato tanto e che è stato il mio ‘esempio’ (la citazione va a Raul, ndr). Vado via a testa alta: non è un addio, non mi sento come se stessi lasciando Madrid. Mi sono svegliato tutti i giorni, in questi 16 anni, con la gioia di essere nel miglior club del mondo”. Per poi concludere scherzando: “i miei figli hanno visto che ho giocato nella miglior squadra del mondo. Se non mi darete un biglietto, quando ve lo chiederò, ci saranno problemi”.

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