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Serie A, portieri italiani ignorati? Quello che Radu non ci ha ancora insegnato

Simone Baldin
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Ci sono mode che, in quanto tali, prima o poi cambiano. La stessa cosa vale nel calcio dove anche una delle poche certezze della scuola italiana sta inesorabilmente crollando: la fiducia verso i portieri azzurri. E i primi a confermare questa tendenza - ironia della sorte - sembrano essere proprio i club di Serie A (in tanti casi, inspiegabilmente). Basta guardare la griglia di partenza del campionato: tra le prime 7 classificate della scorsa stagione - Milan, Inter, Napoli, Juventus, Lazio, Roma e Fiorentina - solo i viola inizieranno l'annata 2022/2023 con un italiano tra i pali. Si tratta di Pierluigi Gollini, rientrato in patria dopo l'anno al Tottenham (alle spalle di Lloris). Ora resta da stabilire se alla base di questa scelta sempre più frequente ci sia la maggiore affidabilità degli estremi difensori stranieri o un momento di crisi della rinomata scuola azzurra. Milan, Inter e Juve sembrerebbero eccezioni in questo discorso: il francese Maignan è stato decisivo per lo scudetto rossonero; lo sloveno Handanovic nonostante qualche incertezza è da anni leader nerazzurro e il polacco Szczesny gode della stima incondizionata di Allegri. Ma dietro di loro...

 

 

ECCEZIONI, MA NON TROPPO
Il Milan ha salutato il classe 2000 Plizzari (venduto in Serie C, al Pescara, dopo una serie infinita di prestiti) e come numero 12 esibisce il romeno Tatarusanu. Non parlate del secondo portiere agli interisti, che ancora ricordano la "papera" contro il Bologna di un altro romeno, Ionut Radu (oggi alla Cremonese), che è costata lo scudetto ai nerazzurri. A sostituirlo sarà un altro straniero, il camerunense ex Ajax Andrè Onana, che dopo un anno di apprendistato potrebbe prendere definitivamente le chiavi della porta interista: tanta esperienza, per carità, ma i fenomeni sono altri. Nessun italiano poteva essere alla sua altezza?

Quindi arriviamo a Mattia Perin della Juventus: gli anni al Genoa lasciavano presagire un futuro da top, ma si è dovuto accontentare del ruolo da riserva a Torino. C'è anche da dire che nessuna squadra l'ha cercato prima dei bianconeri che, al momento dell'acquisto, non avevano di meglio da offrire. Chi era destinato all'Olimpo del ruolo era Alex Meret che visto il probabile arrivo dello spagnolo Kepa a Napoli potrebbe partire (direzione Torino). Il messaggio è chiaro: meglio l'attuale secondo portiere del Chelsea che un 25enne pagato 4 anni fa 25 milioni dall'Udinese. Ancelotti, Gattuso e Spalletti gli hanno tutti preferito il colombiano David Ospina: il friulano non ha mai avuto piena fiducia.

 

 

Ma un portiere ha bisogno di giocare e sbagliare per migliorare, eppure sembra che gli errori degli italiani abbiano un peso diverso. I talenti ci sono: lo dimostra Donnarumma, nella top 5 mondiale degli estremi difensori, a cui nella crescita al Milan (e anche ora al Paris Saint-Germain) qualche sbaglio è stato concesso. Lo dimostrano nomi come Marco Carnesecchi e Guglielmo Vicario. Atalanta ed Empoli (giustamente) li valutano molto. La Lazio era indecisa su chi investire, e nel dubbio ha puntato sul carneade portoghese Maximiano. Così come Mourinho alla Roma un anno fa spese 11 milioni per Rui Patricio (34enne). Intanto, però, il Monza ha preso praticamente a zero l'ex capitano cagliaritano Alessio Cragno: vedremo, alla fine, chi ci ha visto più lungo. 

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