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Juventus, ecco perché Allegri è l'unico rimasto sereno

Claudio Savelli
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Sembra sia rimasta una sola persona sulla terra a credere in ciò che Max Allegri dice e fa. Questa persona si chiama Max Allegri. È prigioniero del personaggio da lui stesso creato di pioniere del "calcio semplice", capofila della controrivoluzione del gioco, artefice della decostruzione di uno sport sempre più strutturato. Max vorrebbe ripristinare i dogmi di trent' anni fa, quelli in cui è cresciuto lui, perché crede siano il modo migliore per evolvere il movimento. Rifiuta l'idea che il gioco sia andato da un'altra parte e che lasci indietro chi non è disposto a studiarlo, capirlo e interpretarlo. E le sue parole lo dimostrano, oltre che i fatti. Il calcio non è semplice. Può diventarlo se le squadre hanno complessi meccanismi che funzionano. Non è il caso della Juventus. Per questo c'è chi sostiene che Max sia il peggior allenatore in serie A. Non è così ma di certo il suo lavoro finora non giustifica l'ingaggio da 7 milioni netti all'anno, superiore a quello di tutti i colleghi "italiani" tranne Mourinho. Non lo giustifica nemmeno l'atteggiamento: in passato Allegri ha ammesso di aver visto poche partite nel biennio sabbatico. Lo annoiavano. Lo ha detto con il sorriso, come se fosse una cosa su cui scherzare: in realtà è lavoro. Una cosa seria. Non è aggiornato perché non vuole esserlo.
Pensa non serva. O perlomeno così lascia intendere. portare la discussione su un piano che lui reputa complesso, o troppo complesso per chi non fa il suo stesso mestiere.
Seppur ora tenda al semplicismo assoluto, Allegri ha sempre dichiarato di cercare connessioni tra giocatori piuttosto che un gioco. Però questa Juve ha interpreti che non si connettono tra loro in modo naturale, dunque avrebbero bisogno di un disegno di fondo. Ma Max non arriva mai a questa profondità di analisi. Si limita a sottolineare come nel calcio ci siano "le categorie", alludendo al fatto che, in assenza dei Pogba e dei Di Maria, i risultati saranno inferiori alle attese. Scarta a priori il gioco come mezzo per migliorare i singoli. Le "categorie", in ogni caso, un allenatore è chiamato a costruirle. Altrimenti cosa è lì a fare? Paradossale che uno come Allegri, la cui attenzione ai calciatori è superiore a tutto il resto, si dimetta da questo compito: dovrebbe essere il suo pezzo forte.

 

 

 

«TIRO LA MONETINA: SE ESCE GATTO GIOCA GATTI, SE ESCE CANE GIOCA RUGANI» Max trolla il pubblico ma non si è accorto che la tifoseria si sta stufando. Non ride più. Vorrebbe ascoltare contenuti di valore dal suo allenatore, non li ottiene e si domanda se c'è differenza tra ciò che Allegri pensa e ciò che dice. Difficile rispondere. Di certo, se fino a qualche mese fa si poteva pensare ad un bluff comunicativo, ora l'idea è che creda davvero nei concetti che esprime.

 

 

 

«NON MI DIVERTO DURANTE LA SETTIMANA, A ME PIACE LA PARTITA» La Juventus vista a Genova contro la Samp è stata imbarazzante. Lo hanno notato tutti. Perfino i più "allegriani" tra gli spettatori stavolta sono andati a dormire con una strana sensazione: quella che la squadra non si alleni adeguatamente durante la settimana. Un dubbio lecito considerando che la Juve non sta costruendo un gioco, un'identità, un'idea, un modo di stare in campo. Cresce la percezione che siano qualità indispensabili mentre Allegri le derubrica a vezzo da allenatori alla moda. Potrà anche vincere di "corto muso", maga ri anche il campionato, ma senza uno spartito si improvvisa, e quando si improvvisa le probabilità di una buona recita diminuiscono.

 

«PARLIAMO DELLE COSE POSITIVE: NON ABBIAMO PRESO GOL NELLE PRIME DUE PARTITE» Allegri ammicca ai risultati per non parlare di come essi vengono ottenuti. Il vuoto di concetti è causa del mancato risultato pieno con la Samp. La squadra è incapace di progredire in avanti e di rompere le linee avversarie: i rari smarcamenti non sono premiati perché non ven gono letti. Non c'è idea nemmeno su come aggredire eventuali seconde palle, rimbalzi, respinte, caratteristica che ogni formazione "d'assalto", quale è in teoria questa Juve, dovrebbe avere. Perfino il mentore Galeone ieri a Tutti Convocati ha dichiarato che Max «deve arrabbiarsi un po' con se stesso perché dovrebbe dare un'idea di gioco alla squadra». È caduto anche l'ultimo baluardo. Il re è nudo, ora. Qualcuno doveva farlo notare: non era for se questa la morale della storia?

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