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Moggi, il Vialli che non ti aspetti: "Cosa versava nelle tasche dei compagni"

Luciano Moggi
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Non mi piace ma lo faccio. Parlo di Vialli oggi scomparso e voglio farlo descrivendo più il profilo umano di quello dell'atleta che d'altra parte tutti conoscono. In controtendenza di quanti, e sono tanti, dicono di averlo addirittura frequentato, ma solo per apparire oggi nei media con un ricordo.

Io ho avuto la fortuna di vivere tanti successi con Gianluca ed ora, non mi sembra vero che anche lui si è unito ai grandi Maradona e Pelé che ci hanno lasciato negli ultimi tempi. Vialli rappresenta la storia della Sampdoria e la rinascita della Juve, oltre che l'incarnazione del "Capitano". Era un uomo vero, forte, grintoso, empatico e che ha costruito tutte le sue vittorie sudando, faticando sul campo, scherzando e rallegrando i compagni. Quale giocatore della Sampdoria, è riuscito a trasformare il sogno scudetto di tanti tifosi doriani in realtà.

CICLI VINCENTI
La Juventus, nel 1992, per godere delle prestazioni sportive di Gianluca, pagò alla Sampdoria circa 40 miliardi di lire, che rappresenta per l'epoca la cifra più alta al mondo pagata per il cartellino di un calciatore. Nella Juventus Vialli aprì uno dei cicli più vincenti della società, diventando immortale per tutti i tifosi Juventini: nel 1995 alzò al cielo lo scudetto, la Coppa Italia e la Supercoppa italiana e la stagione 1995/1996 culminò con la vittoria della Supercoppa Uefa e della tanto attesa "Coppa dei Campioni" dalle grandi orecchie.

 

Mi piace ricordare Luca, quando con la maglia della Juventus alzò la Coppa dei Campioni nel cielo di Roma nel 1996, la sua felicità e mi vengono in mente le sue raccomandazioni a chi fu incaricato di calciare i rigori: gli sapeva dire persino dove calciarli, dove il portiere dell'Ajax era più debole.

In Italia Vialli aveva dimostrato il grande campione che era e, non c'era momento migliore per un giocatore di salutare la propria squadra con la vittoria della coppa europea più importante e, pertanto, decise di andare a giocare in Premier League (oggi è la norma per un calciatore andare all'estero, all'epoca Gianluca fu un pioniere) al Chelsea che era in cerca di rilancio dopo decenni di anonimato. Anche con questa squadra Vialli riesce ad aprire un ciclo importante con la storica vittoria in FA Cup nell'annata dell'esordio e nel febbraio 1998, dopo esser stato promosso dal presidente del club Ken Bates a giocatore-allenatore, guida i compagni di squadra ad un glorioso finale di stagione grazie alle vittorie della Football League Cup e della Coppa delle Coppe.

 

Il palmares di Vialli rende merito al grande giocatore che era e che ha reso immortale la coppia che formava in attacco con Roberto Mancini, oltre che il tridente con Ravanelli e Del Piero, nomi che hanno fatto grande il calcio italiano ed hanno fatto sognare milioni di tifosi.Vialli era l'anima pulsante dell'attacco delle sue squadre, era un compagno di squadra eccezionale ed il punto di riferimento assoluto in campo e fuori dal campo, in quanto trasmetteva ai suoi compagni la sua voglia di vincere, li incoraggiava, li trascinava e li coinvolgeva.

Ricordo ancora cosa mi disse prima della partita Napoli-Sampdoria del 1991, in cui io ero direttore generale del Napoli: «Direttore, noi siamo più forti di voi, vinceremo partita e campionato» e così fece, grazie a 4 gol ed allo spettacolo che diede il duo magico Vialli-Mancini.

Il carattere con cui Gianluca affrontava gli avversari sul campo e sosteneva i proprio compagni lo ha messo anche nella battaglia contro la malattia, fino a che questa non ha preso il volto della morte. La sua voglia di "vivere" e non di esistere gli ha consentito, quale capo delegazione della Nazionale di vincere l'Europeo 2021 e l'abbraccio con Mancini, suo gemello del gol, dopo la vittoria di Wembley dimostra che per vincere servono prima di tutto gli uomini veri. Vialli era anche un guascone ed a fine allenamento aveva sempre battute per tutti i compagni, strappando loro il sorriso nonostante stessero tirando il fiato, dopo le fatiche a cui erano sottoposti da Ventrone e Lippi.

INSEGNAMENTO
Oltretutto, non faceva mai mancare qualche scherzetto nello spogliatoio, come quando versava dell'acqua nelle tasche delle giacche dei propri compagni, oppure quando mi telefonava e ridendo mi diceva: «Direttore mi deve restituire la libreria e le tende», in quanto avevo comprato la casa dove lui aveva abitato fino a che era rimasto a Torino ed io gli rispondevo scherzosamente che non glieli avrei restituiti. Vialli, grazie al suo insegnamento su come si deve affrontare la vita, ha lasciato un segno positivo nel mondo del calcio, che nessuno mai sarà in grado di cancellare. Oggi è davvero difficile dirgli addio, ma il suo ricordo vivrà per sempre. Ciao, Capitano. Sei stato un grande campione, sei entrato nella leggenda. Ma, oltre ogni cosa, sei stato un uomo vero.

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