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Nazionale, "io nuovo ct, sono pronto". La clamorosa autocandidatura

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Una provocazione, o forse no. Nel giorno dei suoi 80 anni, Gianni Rivera si propone come allenatore della Nazionale al posto del dimissionario Roberto Mancini. Un'alternativa al grande favorito, Luciano Spalletti, con la Figc che deve però prima risolvere la grana della clausola del contratto con il Napoli (una penale da 3 milioni di euro che il presidente azzurro Aurelio De Laurentiis pretende per liberare definitivamente l'allenatore che ha lasciato subito dopo lo scudetto vinto a giugno), e all'outsider di lusso Antonio Conte, già ct tra 2014 e 2016.

 

 

 



La leggenda del Milan, "l'Abatino" di Gianni Brera, il Golden boy del nostro calcio, il primo Pallone d'oro italiano nel 1969 al termine della stagione più straordinaria della sua carriera, l'arzillo Rivera non si tira di certo indietro. "Questi 80 anni mi toccano, non posso farci niente. Poi mi dico che Paul McCartney e Mick Jagger ancora cantano e che John Glenn tornò nello spazio che di anni ne aveva 77, per cui...", dice in una intervista a Repubblica. E' diventato allenatore a tutti gli effetti: "Sono stato allenatore in campo per venti anni, so tutto del mestiere, sono pronto", afferma e rispondendo a una domanda sul vuoto lasciato da Mancini sulla panchina azzurra, rilancia: "se mi chiamano, mi ci siedo volentieri. Tra l'altro, costo molto meno di Spalletti".

 

 

 

Non va leggero sulla decisione dell'ex ct Mancini: "Molto strana, non l'ho mica capita. Credo di non essere l'unico". Inevitabile la domanda sul Brasile e Pelè, se fosse partito titolare in quella finale del Mondiale del 1970 contro i verdeoro. Era la famigerata staffetta con l'interista Sandro Mazzola. Il Brasile "era il mio avversario perfetto, perché giocava e lasciava giocare. Forse avremmo vinto noi", ha detto. Pele'? "Meglio di tutti - conclude - meglio anche di Maradona. Se il calcio non fosse stato già inventato, lo avrebbe inventato Pelè. Lui era tutto, potente, sensibile. Non era tanto alto però saltava come una molla. Il suo sinistro era pari a quello di Diego, il suo destro migliore". 

 

 

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