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Allegri, raptus alla fine di Milan-Juve: si strappa la giacca, tira calci e urla "cog***e"

Roberto Tortora
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Che sia stata “furia cieca” o solo “strategia della tensione” non è dato saperlo, sta di fatto che l’ultimo Milan–Juventus andrà in archivio e verrà ricordato non solo per il gol decisivo di Manuel Locatelli, lui che aveva deciso la stessa sfida, ma con colori diversi, sette anni prima, ma anche per la pazzesca sceneggiata dell’allenatore della Juventus, Massimiliano Allegri, che nei minuti finali del match ha sbraitato sguaiatamente a bordo campo, gettando via prima la giacca e poi la cravatta e, infine, scappando negli spogliatoi prima del triplice fischio.

Le domande, a questo punto, sono due: era davvero imbestialito, nonostante la sua squadra stesse amministrando bene il vantaggio a San Siro, o, nel timore di una rimonta, ha cercato di spronare la squadra nei minuti finali affinché non mollasse mai la dovuta concentrazione? Nel caso fosse vera la prima affermazione, la seconda domanda è: con chi ce l’aveva l’allenatore livornese?

 

Allegri è un maniaco della gestione delle gare e, nella fase finale della gara contro il Milan, chiedeva ai suoi giocatori di amministrare il possesso palla in maniera semplice ed intelligente, sfruttare le ripartenze e con consegnarsi alla paura e agli attacchi dei rossoneri. La rabbia per un singolo errore è esplosa come in un Carpi-Juventus di qualche anno fa, in cui l’allenatore gettò il cappotto a terra in una gelida giornata invernale.

 

Stavolta, le vittime della sua ira sembrano esser stati Chiesa e Miretti, il primo reo di aver tardato un movimento, il secondo di aver evitato un passaggio semplice. Anche Vlahovic finisce nel mirino del fucile di Max quando rientra troppo lentamente da una posizione di fuorigioco. Quando, poi, un’azione bianconera termina con un nulla di fatto, Allegri esplode letteralmente e rivolge improperi ai suoi guardando la panchina.

 

L’arbitro Mariani decide che è il momento di intervenire e lo ammonisce e all’allenatore, fuori di sé, scappa un “co****ne”. A fine gara, ai microfoni di DAZN, conferma il motivo della sua rabbia, cioè che “la gestione della palla nella parte finale andava fatta meglio, con più pazienza riuscivamo lo stesso a tirare e chiudere l’azione senza dare la possibilità a loro di fare contropiede”. Detto ciò, a noi il dubbio che abbia fatto scena, da allenatore navigato qual è, per tenere alta l’attenzione dei suoi resta ed è molto forte.
 

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