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Donnarumma, "l'errore che facciamo": le pagelle di Pagliuca

Leonardo Iannacci
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Portieri si nasce, non si diventa. Lo racconta Gianluca Pagliuca nella autobiografia Volare libero, ritratto di uno dei più forti numeri 1 del nostro calcio. È lui la persona giusta per fare le carte ai portieri attuali, alle magie ma anche alle disgrazie che stanno caratterizzando questo ruolo.

Pagliuca, partiamo da Donnarumma o da Sommer? 
«Dalla guardia svizzera. È il portiere che sta facendo meglio e i soli 7 gol subiti in 14 giornate lo provano. C’è parecchio di Sommer nel cammino dell’Inter».
Donnarumma, invece, è tornato Paperumma? 
«Affatto, è un grande portiere vittima di una campagna di stampa denigratoria. Soprattutto di qualche giornale milanese. Lo stanno massacrando perché gli vogliono far pagare il fatto che ha preferito i soldi del Psg al Milan. Vi chiedo: oggi quante bandiere ci sono nel calcio?».
I soloni dell’Equipe, che in Francia è la Bibbia del calcio, dicono sia il calcio di Luis Enrique che impone al portiere un tocco alla Beckenbauer a rovinare il nostro gigantone. 
«Sciocchezze. Non c’entra nulla Luis Enrique, Gigio è super e ha solo 23 anni, età nella quale si possono perdonare le incertezze».
Buffon, da par suo, sostiene che se avesse avuto la forza di Gigio, avrebbe subito un gol a campionato... 
«Stiamo parlando di un portiere di enorme qualità. Lancio uno slogan: Salvate il soldato Donnarumma».

 

 


 

Maignan le pare in leggero calo? 
«Sta facendo meno bene rispetto al primo anno, però lui è protetto dalla stampa».
Neppure Szczesny pare esente da qualche incertezza. 
«Partiamo da un presupposto: il portiere, quando sbaglia, diventa un bersaglio più di qualunque altro giocatore. È il destino del ruolo».
Tutto il mondo è paese: visto Onana? Sembra diventato una comica... 
«Mamma mia, davvero. Sta continuando a fare pesanti papere, soprattutto in Champions. Vive un annata no e in Inghilterra lo crocifiggono senza fare sconti. Peccato, con i piedi è bravo».
Oggi un portiere deve prima saper parare o impostare l’azione? 
«Deve parare bene, poi fare il libero. Il calcio cambia, ma chi sta tra i pali ha il dovere di impedire che il pallone oltrepassi la linea bianca».
Dove è finita la celeberrima scuola dei portieri italiani? In campionato ne giocano 8 su 20: pochini. 
«Esiste ancora. Provedel è la sorpresa dell’anno, beatificato dopo il gol di testa in Champions. Ma altri stanno facendo bene, Di Gregorio del Monza e lo stesso Falcone a Lecce».
Meret è un problema per il Napoli? 
«È in difficoltà perché davanti a sè non ha più Kim».

 

 


 

Il numero uno che la convince di meno? 
«Rui Patricio, Para solo il parabile. Non mi fa impazzire, la Roma meriterebbe di più».
Voto a Vicario che sta facendo faville in Premier, al Tottenham?
«Mi piace molto. Dopo anni la nazionale potrebbe avere due grandi portieri, come ai tempi di Zoff e Albertosi».
Carnesecchi: solo una giovane promessa?
«È stato molto sponsorizzato, ha buon mezzi ma ci vuole calma nei giudizi».
Nel mondo chi è il numero uno dei numeri uno?
«Quel fenomenale mattocchio di Martinez. Courtois si è fatto male e Alisson è troppo incostante».

 

 


Flash 1: la parata più bella di Pagliuca?
«1991, Inter-Sampdoria a San Siro: Matthaus mi spara un rigore scudetto e paro il missile. Morale: vinciamo lo scudetto».
Flash 2: la papera che ricorda ancora?
«Una quasi papera: finale dei mondiali 1994, a Pasadena. Paro un tiretto di Mauro Silva, ma il pallone mi sfugge dai guantoni e rotola in rete, mi salva il palo. Che bacio come fosse una bella ragazza».
Flash 3: un anno fa Gianluca Vialli volava in cielo...
«È sempre dentro di me, era una grande persona. Io sono un tipo spigoloso, litigavo spesso con Mancini e mai con Gianluca, sapeva come relazionarsi con gli amici. Gli volevo bene».
L’incubo che ancora la tormenta?
«1998, a Torino si gioca Juventus-Inter. L’arbitro Ceccherini non fischia un rigore clamoroso di Juliano su Ronaldo e io impazzisco».
Vero che diede un pugno a Lippi?
«Ma no, una spinta nel fianco. Poi lo ritrovai all’Inter e lui mi fece fuori».
Se, oggi, dovesse prendere un ascensore insieme a Lippi?
«Salirei le scale a piedi».

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