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Gigi Riva, le sue ultime parole prima di morire

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Roberto Tortora
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Rombo di Tuono, al secolo Gigi Riva, se n’è andato, raggelando ancor di più gli amanti del calcio, e non solo, in un già freddo lunedì di gennaio. Ricoverato nel reparto di Cardiologia dell’ospedale Brotzu di Cagliari, è spirato alle 19:10. Le sue ultime parole sono state di ringraziamento nei confronti dell’equipe medica che lo ha seguito fino alla fine. Uno di loro, il dottor Marco Corda, gli ha risposto semplicemente: “No, grazie a lei”. Dice tanto di chi è stato l’uomo, ancor prima del calciatore, Gigi Riva.

Arrivato in ospedale con un infarto, già affetto lui da malattia coronarica, era riuscito però a resistere e la situazione si era stabilizzata con il passare delle ore. Il bollettino medico sembrava rasserenare tutti: “Il paziente è sereno e le sue condizioni generali sono stabili. Attualmente Riva è sotto sorveglianza del personale sanitario e accudito dai familiari. Nei prossimi giorni si proseguirà con gli accertamenti clinici del caso”. Ieri mattina aveva rifiutato un intervento di angioplastica, l’indomani i cardiologi avrebbero voluto ritentare a convincerlo, ma non è stato possibile. Nel pomeriggio, nonostante la sua situazione fosse seria, era comunque sereno e di buon umore: parlava con i medici, scherzava con la compagna, Gianna Tofanari, madre dei suoi due figli, Nicola e Mauro. Si preparava alla cena. Poi, l’attacco improvviso alle 17:50.

A raccontare gli ultimi momenti è il primario di Emodinamica dell’Ospedale Brotzu di Cagliari, il dottor Bruno Loi: "La situazione coronarica era sicuramente molto grave e, trattandosi di una sindrome coronarica acuta in un quadro di stabilizzazione, abbiamo suggerito di fare un'angioplastica. Avremmo eseguito subito l'angioplastica se il paziente avesse dato il consenso. Purtroppo questo non è avvenuto - spiega il direttore Loi - e non si possono fare interventi contro la volontà del paziente, quindi abbiamo dovuto aspettare. Lui avrebbe voluto parlarne coi suoi familiari. Purtroppo queste situazioni possono precipitare anche improvvisamente e in quella situazione diventa poi difficile intervenire. Purtroppo è quello che è capitato. L'arresto cardiaco – prosegue nel racconto il primario di cardiologia del Brotzu - è intervenuto improvvisamente e siamo stati costretti a praticare le manovre rianimatorie e portarlo in sala durante il massaggio cardiaco. In queste situazioni diventa difficile poter riaprire le coronarie e siamo riusciti solo parzialmente a farlo. Ma non è stato sufficiente per poter riprendere un'attività cardiaca adeguata".

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