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Inter, il caso-Acerbi e i guai di Zhang non rovineranno la festa nerazzurra

Renato Bazzini
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Una cosa è certa: i casi Acerbi e Zhang sono personali e l’Inter, al momento, ne risente solo di riflesso per una questione di immagine. Entrambe le situazioni si chiuderanno in tempi brevi, per fortuna del club e di tutti. La decisione del giudice sportivo Mastrandrea sull’eventuale squalifica ad Acerbi arriverà all’inizio della prossima settimana.

Ieri c’è stato il passo avanti formale e chissà se decisivo: Acerbi si è infatti sottoposto all’audizione (in videoconferenza) con il procuratore federale Giuseppe Chiné prima di recarsi alla Pinetina per una giornata di allenamento altrimenti normale. Per il club nerazzurro erano presenti l’ad Beppe Marotta e l’avvocato Angelo Capellini. Il colloquio avrebbe avuto toni distesi e sarebbe durato circa 40 minuti. Acerbi ha ribadito la versione dei fatti già esposta ai media e all’Inter, ovvero che non ha rivolto a Juan Jesus frasi con intento discriminatorio o razzista ma un «ti faccio nero» che sarebbe stato frainteso.

Il difensore, che ha chiesto al Napoli di agire da solo, ha confermato al procuratore di aver sentito «Via via nero, sei solo un negro». Non sarebbe interessato alla squalifica del collega ma alla propria reputazione. Il procuratore Chiné, contrariamente a quanto si pensava, ha comunicato a Inter e Napoli di non voler raccogliere testimonianze di altri giocatori, dunque trarrà le conclusioni e trasmetterà il fascicolo al giudice sportivo Mastrandrea che si pronuncerà a seconda di quanto scritto.

 

TRE CASI
I casi sono tre: assenza di prove, e quindi niente; l’espressione discriminatoria (articolo 28) che porta ad un minimo di 10 giornate di squalifica; il comportamento gravemente antisportivo (articolo 39, quello usato nel caso Lukaku-Ibrahimovic) che comporta un minimo di 2 giornate di squalifica, modulabili in base alla gravità di quanto riscontrato.

il L’Inter condannerebbe proprio giocatore solo nel caso in cui dovesse essere certificata l’espressione razzista, e quindi anche con l’aggravante della bugia. Non preoccupa il campo dove Acerbi verrà sostituito senza problemi in caso di squalifica (si aspetta il rientro di De Vrij per valutarne il problema all’adduttore, ma Pavard, Bisseck e Bastoni verranno provati al centro), semmai l’obiettivo è che il caso non rovini l’avvicinamento allo scudetto che, essendo il ventesimo, sarà storico per il club.

LA SENTENZA
Seppur possa sembrare paradossale visto che si parla del presidente, vale lo stesso discorso per Steven Zhang, le cui vicende sono personali e non direttamente connesse all’Inter. La Corte d’Appello civile di Milano ha riconosciuto la sentenza di Hong Kong in favore di China Construction Bank contro Zhang, condannato a restituire un prestito da 255 milioni di dollari, 320 con gli interessi. In sostanza consente di “aggredire” i beni di Steven anche sul territorio italiano, nel tentativo di riscuotere il debito. Ma Zhang, consapevole da tempo della condanna, non ha beni in Italia - per questo gli avvocati di CCB chiedono che l’Inter gli riconosca uno stipendio, invece Steven guadagna zero euro dal club come tutti i presidenti che l’hanno preceduto. 

L’Inter non è aggredibile perché non è sua ma di Suning o di Oaktree nel caso in cui non dovesse riuscire a prolungare o rifinanziare (trovando i soldi altrove, ma i tempi stringono) il prestito in scadenza a maggio, quando lo scudetto con ogni probabilità sarà cucito sul petto, la storica festa per le due stelle dietro l’angolo e il futuro garantito da Marotta, Ausilio, Inzaghi e da un parco giocatori consapevole di poter aprire un ciclo vincente.

 

 

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