La Genova blucerchiata sta affogando nell’inadeguatezza. Non sono quella sportiva, con una stagione che sta volgendo al termine nel peggiore dei modi, ma pure quella gestionale e manageriale, che rischia di tracciare una inaccettabile macchia d’imbarazzo su una storia gloriosa. Allo strepitio dei tifosi, che urlano dolore e rabbia, si contrappone il silenzio delle stanze ovattate in cui si sta decidendo il destino della Samp, con la già traumatica retrocessione in Lega Pro della squadra che sembra essere in realtà solo la punta di un iceberg ben più profondo. Il vero naufragio del club infatti sembra essere avvenuto lontano dal campo, nei tribunali, negli uffici della Figc, e nei trust furbetti che hanno trasformato un grande simbolo calcistico in una moneta di scambio tra potere, inganni e convenienze.
Il nome nobile della squadra campione d’Italia nel 1991, sta scivolando nella polvere della Serie C per la prima volta nella sua storia, e nel peggiore modi: le sabbie mobili delle carte bollate su cui compare ancora il nome di Massimo Ferrero, l’ex presidente e re dei cinema, dall’accento romano, dai modi spavaldi e soprattutto dai conti disastrati. Ma pure di Gabriele Gravina, presidente FIGC che potrebbe presto passare dal salotto del calcio italiano all’ufficio dei pm.
Serie B, il Brescia rischia la retrocessione: terremoto sulla classifica
Terremoto sulla classifica di Serie B, col Brescia che potrebbe andare verso la penalizzazione di 4 punti e la retrocess...SALVAGENTE GIURIDICO
La storia degna di uno dei film cari a Ferrero inizia nel 2021, quando l’allora patron viene arrestato con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Nonostante il caos, Ferrero riesce a tenere la Samp fuori dall’inchiesta che lo riguarda. Ma come? La risposta sta in una parola apparentemente tecnica, ma oggi finanziariaments diabolica: “trust”. Lui ne utilizza uno, il “Trust Rosan”, creatura giuridica che avrebbe dovuto “isolare” la Sampdoria dalle aziende in crisi del gruppo Ferrero. In pratica, è un salvagente per il club, un paravento dietro cui nascondere l’unico asset ancora monetizzabile del suo naufragio e quindi aggredibile dai creditori infuriati. Il trust viene approvato dalla Figc in tempi record. E qui cominciano i problemi. Nonostante le perplessità espresse da alcuni giuristi sportivi e da ambienti vicini alla Procura, la Federazione dà il via libera. L’uomo chiave? Gabriele Gravina. Alcune ricostruzioni che circolano in queste ore sostengono che Gravina avrebbe perfino modificato la composizione della commissione preposta alla valutazione del trust, facilitando così la sua approvazione. Il motivo? Ufficialmente, la salvaguardia della competitività del campionato. Ufficiosamente, la volontà di non far esplodere un’altra bomba sociale e sportiva. Ma oggi quella bomba è scoppiata lo stesso, e i frammenti rischiano di arrivare fino alla sede della Federazione.
OBIETTIVI MAI RAGGIUNTI
Il problema non è solo morale, ma anche giuridico. Il piano di ristrutturazione del Trust Rosan prevedeva la promozione in Serie A della Samp (nel frattempo retrocessa in serie cadetta) entro il 2024, e la salvezza nel 2025. Obiettivi mai raggiunti. La Samp è crollata in B, quest’anno è addirittura finita in C. E ora, se il trust dovesse essere dichiarato nullo dal Tribunale di Genova, si aprirebbe lo scenario peggiore: la bancarotta fraudolenta. Con la Figc, e il suo presidente, potenzialmente indagabili per “concorso esterno”.
A rendere tutto più grottesco ci ha pensato il caso Brescia. A campionato finito, e con le retrocessioni già decretate, è arrivata una penalizzazione di quattro punti per irregolarità fiscali, che ha riscritto la classifica e riaperto il discorso playout. Un cortocircuito regolamentare che ha fatto infuriare club, tifosi e perfino alcuni dirigenti federali. Come può un’irregolarità risalente a febbraio essere sanzionata solo a maggio, quando ormai i verdetti sono tutti decisi sul campo? Mistero della fede...razione. In casa Samp, comunque, lo spettro di Ferrero pare abbia continuato ad aleggiare per un anno. Nonostante abbia formalmente ceduto la Samp nel 2023 al duo Radrizzani-Manfredi, diversi spifferi sostengono che abbia continuato ad esercitare una certa influenza dietro le quinte. Intercettazioni telefoniche, trapelate di recente, lo vedono addirittura affermare frasi come «se salta la holding, andate tutti in galera». Un avvertimento o una profezia?
L’IMBARAZZO DI GRAVINA
E Gravina? Il presidente della Figc, paladino delle riforme e volto pubblico del calcio italiano, si trova ora nella posizione più scomoda possibile. Dopo le indagini della Procura di Roma su episodi di autoriciclaggio e appropriazione indebita, si allunga su di lui pure l’ombra della bancarotta della Samp. In uno dei nodi cruciali di questa storia, quello che lo verrebbe protagonista, l’amministrazione si confonde con la complicità. E il confine tra responsabilità politica e responsabilità penale si fa sottile come una linea del fuorigioco mal tracciata. Se la giustizia farà il suo corso, il caso Sampdoria potrebbe non essere solo l’ennesima retrocessione dolorosa, ma l’inizio di un terremoto istituzionale.
Nel frattempo, a Genova, i tifosi piangono due volte. Non solo perla discesa in Serie C, ma per il modo in cui è avvenuta. Con i colori calpestati, la storia ignorata, e la dignità infangata da chi avrebbe dovuto proteggerla. Il calcio italiano, ancora una volta, si guarda allo specchio e vede riflessa la sua immagine peggiore: quella di un sistema malato, dove i “cartelli” e le “scatoline cinesi” sostituiscono i progetti, le relazioni sostituiscono le regole, e la giustizia arriva forse, tardi e male.