Lo spagnolo, ancora lui e sempre lui. Il calcio azzurro affonda e il tennis italiano maschile si procura, in una domenica parigina, un’altra delusione dopo l’illusione. Lo fa sui nobili campi in terra rossa del Roland Garros che non ci arridono dopo 49 anni, respingendo l’ennesima possibile magia di Jannik Sinner.
Adriano Panatta aveva vinto da queste parti nel 1976, il magnifico rosso di Sesto Pusteria ha provato a imitarlo nella finale che sognava di più e contro il rivale che più teme. Ovvero Carlitos Alcazar che è stato, però, ancora una volta più bravo e concreto al termine di una contesa emozionante, giocata sui nervi e sul piano mentale finita in cinque set (6-4, 7-6, 4-6, 6-7, 6-7) dopo quasi sei ore di ordalia tennistica.
Jannik si è arreso dopo aver vinto i primi due set e dopo essersi sgonfiato negli altri tre, gettando dalla finestra tre match-point alla fine del quarto. Non ha raggiunto il rivale di Murcia nel numero degli slam vinti in carriera: ora sono 5-3 per lo spagnolo. Jannik ha vinto due volte gli Australian Open, gli US Open e ora il Roland Garros. Alcaraz due Wimbledon, due Roland Garros e un US Open.
EMOTIVITÀ E TALENTO
Al termine di una finale epica per talento ed emotività, Parigi è terminata così ai piedi del numero 2 del mondo che coglie, contro il numero 1, una delle vittorie scintillanti della sua ancor giovane vita tennistica. «Se Jannik gioca con continuità, lo batte. Ma se Alcaraz è al 100 per cento vince lui», aveva sentenziato Panatta. Ieri Sinner non è stato Sinner per tutti i cinque set e ha perso lo slam più temuto per lui che ama il cemento. Già in avvio del primo set si era capito che che ci aspettavano ore di grande tennis. Jannik ha recuperato un break, ha approfittato di una serie di errori gratuiti commessi dallo spagnolo e, dopo un problema a un occhio che ha infastidito il suo rivale, ha chiuso strappando il servizio (6-4) sull’ennesimo strafalcione di Carlitos. Il dritto in risposta e una prima di servizio che ha cominciato a funzionare a metà set hanno fatto la differenza.
Naturale aspettarsi una reazione dello spagnolo nella seconda frazione: confuso e infelice in troppi colpi, anche innervosito dalla precisione chirurgica delle rispose di Sinner, il ragazzo di Murcia si è fatto brekkare ed è finito 1-4. L’azzurro ha giocato un game di livello ma Alcaraz, risvegliatosi all’improvviso, lo ha portato al tie-break con il suo tennis vario e ipnotizzante. Sotto gli occhi di mamma Siglinde, l’azzurro è ugualmente riuscito a trovare prime palle e colpi vincenti per andare sul 2-0.
Estasi vicina? No, lo spagnolo si è caricato alzando improvvisamente il ritmo, il Philippe Chatrier lo ha esaltato, è tornato a galla e ha rimesso tutto in gioco. Sul 5-4 della quarta frazione la possibile svolta: Sinner si è procurato tre match-point ma li ha sciupati incredibilmente tutti. Alcaraz ha giocato colpi spaziali e si è guadagnato un altro tie-break per pareggiare set, morale e partita. E per mettere il turbo nel quinto set, in un superbreak vinto nettamente per 10-2 che resterà negli annali di questo sport.
«Non è facile parlare in questo momento - ha dichiarato Sinner a caldo - ringrazio il mio team per avermi messo in condizione di giocare questa partita. Abbiamo dato tutto e pochi mesi fa avremmo firmato per essere qui. È un momento difficile, ma è stato un torneo straordinario. Non dormirò molto bene questa sera, ma va bene così. Ci vediamo l’anno prossimo». Applausi, comunque. Il tennis visto ieri è arte.