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Francia, Macron si "perde" i migranti: l'ultima figuraccia

Pietro Senaldi
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«La crisi con la Francia sugli immigrati le ha insegnato ad avere un approccio meno propagandistico?» chiede, forse senza neppure accorgersi di provocare, il giornalista del Foglio al presidente del consiglio in conferenza stampa. Seguono sei minuti di risposta in cui il premier Meloni stende a quattro di bastoni il collega Simone Cannettieri. Sintetizziamo: «È una vita che mi volete insegnare qualcosa ma non mi pare che con questo governo stia crollando il mondo o stiano arrivando le piaghe d'Egitto, come avevano profetizzato certi osservatori di casa nostra». E ancora: «La crisi non mi ha insegnato nulla, ho fatto il mio lavoro, che è difendere gli interessi italiani». Infine: «Abbiamo avuto toni più istituzionali di Parigi, abbiamo posto il problema che l'Italia non può essere l'unico porto d'approdo degli immigrati irregolari, tant' è che l'Europa ha preso nota e ci sono tavoli internazionali in cui si sta affrontando la questione».

 

 

Premessa doverosa per dire quello che davvero ci ha insegnato la crisi degli immigrati con la Francia: la prima cosa è che Parigi tratta i clandestini molto peggio di noi, la seconda è che l'odio della sinistra verso la Meloni e il suo governo - politici e giornalisti uniti in un calderone mediatico indistinguibile - è molto più forte e radicato dell'attaccamento alla nazione, la terza è che l'opposizione non ammette di aver sbagliato neppure davanti all'evidenza. Canettieri infatti rimprovera alla Meloni di aver dovuto far intervenire il capo dello Stato, Mattarella, per sbrogliare la situazione telefonando a Macron, quando invece le ricostruzioni di quei giorni riportano che l'intervento del Quirinale sarebbe stato chiesto dall'Eliseo per consolidare la posizione del presidente francese agli occhi della sua opposizione interna e per permettergli di chiudere la bocca ai suoi ministri, che sparavano idiozie a casaccio contro l'Italia.

I NUMERI - I fatti. Quando la Ocean Viking, nave battente bandiera nigeriana in uso a una ong transalpina decise di puntare sul porto di Tolone non era in acque italiane, quindi i migranti non erano sotto la nostra responsabilità. Le accuse al governo di averli abbandonati al loro destino sono del tutto pretestuose, perché l'imbarcazione si diresse verso le coste francesi dopo aver ottenuto il via libera di Parigi. Quanto al rimprovero di essere «disumani», che la Francia e la sinistra italiana hanno rivolto al nostro esecutivo, valgano i numeri: dalla Ocean Viking sono sbarcate 234 persone, il governo di Macron ha respinto subito 123 domande d'asilo e oggi sono solo sei gli immigrati di cui le autorità francesi non hanno perso traccia (come riportato dal giornalista Louis de Raguenel di Europe 1). I circa quattrocento clandestini a bordo delle altre due imbarcazioni delle ong che premevano sui porti siciliani in quel giorno e accolti dal governo italiano non sono invece stati scaricati e abbandonati a loro stessi.

 

 

CODICE - In sintesi, se la crisi con la Francia sugli immigrati ha qualcosa da insegnare a qualcuno, questo è la sinistra italiana, visti gli sviluppi che ha avuto la vicenda. Dopo il braccio di ferro infatti, come auspicato e cercato dal nostro governo, l'Unione Europea si è orientata a redigere un codice di condotta per le ong, indicate dal ministro dell'Interno Piantedosi come elementi di destabilizzazione alla lotta al traffico di esseri umani e al salvataggio degli immigrati. Un parere sul quale si è trovata a convergere perfino la sinistra francese, che per bocca di Ségolène Royal, ex moglie del presidente Hollande ed ex candidata all'Eliseo, ha definito le navi umanitarie come «complici degli scafisti». Questo è il punto di partenza della riunione straordinaria convocata dall'Unione per venerdì prossimo tra i ministri dell'Interno degli Stati aderenti per elaborare una strategia comune contro l'immigrazione clandestina.

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