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Migranti, il retroscena: "La mano straniera dietro il boom di sbarchi"

Fausto Carioti
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C’è una mano straniera dietro all’ondata di immigrati irregolari che si è abbattuta sull’Italia? Una regia internazionale si è data l’obiettivo di destabilizzare politicamente il nostro Paese a colpi di barconi? A palazzo Chigi stanno molto attenti a non usare simili termini. Però la mossa fatta da Giorgia Meloni nell’ultimo consiglio dei ministri conferma che il sospetto c’è: uno scenario simile è preso in considerazione. Si spiega anche così il ruolo centrale che la presidente del consiglio ha affidato ai servizi segreti, gli unici che possono avere le informazioni ed elaborare scenari accurati su simili manovre. Le parole della premier diffuse al termine della riunione di lunedì meritano di essere rilette con attenzione. Ha detto ai ministri che occorre «stringere le maglie, dare segnali chiari ai trafficanti e serve un coordinamento maggiore tra noi nell’attività di contrasto ai flussi illegali di migranti. Già alla fine di questo consiglio dei ministri è convocata una riunione del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (Cisr), che ben si presta a essere la sede di questo raccordo.
E da oggi è convocato permanentemente».

 

 


 

 

UN ORGANO PARTICOLARE

Da due giorni, dunque, la gestione del “dossier immigrazione” è nelle mani di quel comitato. Che non è un’invenzione recente, ma esiste dal 2007, ossia dai tempi del secondo governo Prodi, quando la legge di riforma dei servizi lo creò presso la presidenza del Consiglio dei ministri, affidandogli «funzioni di consulenza, proposta e deliberazione» in materia di sicurezza. È presieduto dal capo del governo, a fare da segretario è il direttore del Dipartimento delle informazioni perla sicurezza, Elisabetta Belloni, ed è composto dall’autorità delegata ai servizi, che è il sottosegretario Alfredo Mantovano, e dai ministri di Esteri, Interno, Difesa, Giustizia, Economia e Sviluppo economico. Quando il premier lo ritiene necessario possono partecipare alle sue riunioni i direttori dei servizi di sicurezza esterna (Aise) e interna (Aisi) e altre autorità. Un conclave nel quale i servizi segreti hanno un peso decisivo, insomma, che da adesso in poi si riunirà una volta a settimana.

Ma chi legge il coinvolgimento del Cisr come una mossa per depotenziare il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è fuori strada. È successo qualcosa di molto diverso, che gli stessi ministri, confermano fonti dei diversi dicasteri, hanno caldeggiato. «Intanto c’è la necessità di fare in modo che tutto quello che un singolo ministero fa per la Tunisia, che in questo momento è al centro del nostro interesse, sia conosciuto dagli altri», spiega una fonte dell’esecutivo. «Sinora non è stato così, e questo ha creato alcuni problemi, anche con i nostri interlocutori laggiù. E poi c’è la necessità di avere uno sguardo più ampio su ciò che sta accadendo».

 

 

 

 

COMPITI DIVERSI

La pressione dal Sahel è fortissima, ci sono bande criminali e attraverso le frontiere dei Paesi nordafricani passa di tutto. «Affermare oggi con certezza che c’è una regia che coordina i flussi migratori può essere esagerato», prosegue la fonte, «ma il Cisr permette di coinvolgere a pieno titolo i servizi, che in quei territori stanno facendo un ottimo lavoro d’intelligence e ci aiutano a capire cosa sta succedendo davvero». Compiti molto diversi da quelli del ministero dell’Interno, che per sua natura prende in carico il problema degli immigrati irregolari quando questi arrivano in Italia, quindi troppo tardi. Prima ci sono altre fasi, meno evidenti eppure più importanti. Come quella della diplomazia, che ha il compito di trattare con gli Stati di partenza e di transito per impedire che gli immigrati si imbarchino, e quella dei servizi segreti, «che sono gli unici», spiega un’altra persona vicina al dossier, «in grado di dire se nel porto tunisino di Sfax o in altre piazze ci sono cinquecento o cinquemila individui pronti a partire alla volta dell’Italia, se ad organizzare il loro viaggio è un’organizzazione criminale internazionale o un gruppo di pescatori, se le milizie mercenarie hanno un ruolo e così via. Certo», conclude, «se si è deciso di usare quel comitato, è perché c’è la percezione che le forze in campo siano importanti». Non è la prima volta che il Cisr è usato a questo scopo. Già ai tempi di Matteo Renzi, ogni lunedì mattina, il comitato si riuniva a palazzo Chigi e i servizi facevano il punto sull’immigrazione e i rischi perla sicurezza nazionale. Erano gli anni in cui a spostarsi in massa erano i profughi in fuga dalle guerre in Siria, Afghanistan e Iraq, quando si temeva che l’Isis infiltrasse i suoi uomini sui barconi diretti verso l’Italia. Adesso la paura più grande non si chiama terrorismo, ma destabilizzazione.

 

 

 

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