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Euro, la profezia di Martin Wolf: "Senza riforme vere l'Italia morirà lentamente"

Giulio Bucchi
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"Senza un ampio programma di riforme, l'Italia è destinata a morire lentamente". La profezia funesta arriva dalla penna del britannico Martin Wolf, editorialista del Financial Times e tra i più prestigiosi e autorevoli commentatori economici del pianeta. Nel suo ultimo libro The shifts and the shocks, il 68enne Wolf guarda con pessimismo e disincanto alla situazione mondiale e soprattutto dell'Eurozona, affossata da una scelta suicida. "La moneta unica è stata una vera idiozia. Solo Gran Bretagna e Germania hanno tenuto un vero dibattito" sul dilemma euro sì-euro no. "Londra saggiamente ha detto no, sapendo che sarebbe stato un suicidio, mentre Berlino, aderendo, ne ha capito la portata e non solo ha deciso le regole, ma ha fatto tutte le riforme necessarie per funzionare in un un'unione monetaria". L'esatto opposto dell'Italia, che da metà anni Novanta ha fatto di tutto per entrare nel club dei "fondatori" dell'euro, favorendo però il disastro degli anni a venire. Taglio ai salari o più disoccupazione? - L'Italia e gli altri paesi, sostiene Wolf, "sono stati dei pazzi. Tutti pensavano che l'euro avrebbe risolto tutti i problemi, invece li ha messi a nudo". Problemi che, nel caso italiano, partono da lontano visto che la produttività ha smesso di crescere ben prima di inizio anni Duemila a causa di una mancata modernizzazione del sistema-Paese, una burocrazia che ha tenuto alla larga gli investitori stranieri  e una debolezza congenita del mercato dei capitali. Insomma, ci siamo auto-condannati a essere uno Stato provinciale che vuole sedere al tavolo dei grandi, un vaso di coccio tra vasi di ferro. Come uscire da questa spirale? "Dovete recuperare competitività - spiega il commentatore, che ha casa a Lerici -. In un quadro di bassa o zero inflazione non ha altra strada che far cadere in modo significativo i salari, una via che però penalizza ulteriormente i consumi". Oppure c'è l'altra via: "Aumentare in modo considerevole la produttività. una soluzione che però fa crescere la disoccupazione nel breve periodo". In un modo o nell'altro, dunque, saranno sofferenze tremende. "Se oggi il premier Matteo Renzi mi chiedesse cosa fare, non saprei cosa consigliargli", ammette Wolf, secondo cui però l'unica soluzione è far ripartire il motore della crescita attraverso il recupero della competitività dell'export. E se proprio si dovesse scegliere, meglio la disoccupazione che il taglio dei salari. "Serve un senso nazionale di stato di crisi, i sindacati devono capire", è la chiosa di Wolf. Draghi non ci salverà- Chi si aspetta un salvataggio dall'alto di Mario Draghi e della Bce, però, sarà deluso. "Non potrà essere di certo l'annuncio di un quantitative easing, cioè l'acquisto di bond sul mercato da parte della Banca centrale europea", frena gli entusiasmi Wolf, che mette in guardia dalla "tremenda resistenza politica" soprattutto dalla Germania. Certo, si dovrebbe "lanciare i soldi dall'elicottero" come fatto a suo tempo dall'ex presidente della Federal Reserve americana Ben Bernanke, ma in questo caso servirebbero "svariati trilioni di euro, l'Eurotower dovrebbe comprare titoli del debito pubblico in proporzione al Pil dei vari Paesi membri". Francoforte, così, controllerebbe anche larga porzione dei debito tedesco. Cosa che Berlino non accetterà mai.

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