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Aquarius, cosa farà la Spagna con gli immigrati: li rimanderà tutti in Africa

Cristina Agostini
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Qualche settimana in Spagna, poi tutti a casa, in Africa. Sarà questo il destino della gran parte dei seicento migranti finiti al centro di un feroce scontro diplomatico fra Roma, Madrid e Parigi. Il governo di Pedro Sánchez - primo ministro dipinto dai giornali italiani come un illuminato filantropo da contrapporre alle barbarie del nuovo esecutivo a trazione leghista - ha confermato che non ci sarà alcun trattamento di favore per i profughi respinti da Malta e Italia. Potranno sbarcare a Valencia, ma dopo verranno seguite le procedure standard. Quelle stesse procedure che hanno reso la penisola iberica uno dei luoghi meno attraenti d' Europa per le ondate di stranieri che ogni anno attraversano il mare in cerca di fortuna. Alla frontiera con il Marocco, per farla breve, i militari hanno il grilletto facile. Si spara senza troppe discussioni. E chi entra normalmente viene riaccompagnato alla porta in tempi relativamente brevi. Leggi anche: L'Espresso, la copertina-schifezza con l'africano: "Che roba è Salvini" / Guarda L'ODISSEA - I seicento salvati dall'Aquarius, quindi, verranno trasferiti in un Cie, centro di identificazione e espulsione che ricorda molto una galera. Qui saranno rapidamente schedati e - in molti casi - reimbarcati su aerei e traghetti diretti a Sud. I pochi che resteranno saranno smistati tra Spagna e Francia. Per azzardare qualche previsione, si può ricordare un dato utile: circa il settanta per cento delle persone che partono dalla Libia non ha i requisiti per ottenere lo status di rifugiato. Si tratta di semplici clandestini. Non scappano da nessuna guerra. E quindi devono tornare alla base. Forse è anche questa la ragione per cui il personale della Ong franco-tedesca che attualmente naviga al largo della Sardegna non sembra essersi affatto arreso all' idea di fare rotta verso la penisola iberica. Al contrario, lo scontro mediatico con l' esecutivo guidato da Giuseppe Conte continua, anche con colpi bassi. «Dattilo, la nave della Guardia Costiera italiana che guida il nostro convoglio, ha deciso di cambiare rotta», ha scritto ieri su Twitter il comandante della nave. «Le condizioni meteo non sono favorevoli. Le persone a bordo sono esauste, scioccate e con il mal di mare». Non sono abituati, poveracci. Abbandonati in mezzo al Mediterraneo, senza neanche una pasticca di xamamina. Un ennesimo allarme sanitario, lanciato nella speranza di aprire una breccia nei cuori italiani. Matteo Salvini tuttavia non sembra intenerito: «La nave prende a bordo sistematicamente cinquecento persone a tratta: ora sono in cento, un quinto. Non è che adesso possono anche decidere dove cominciare e dove finire la crociera». E ancora: «A giorni ci saranno novità sul ruolo delle Ong. Vedremo chi rispetta la legge e chi non lo fa». DODICI CORPI - L' altro caso che ha animato il dibattito di giornata sull' immigrazione è quello della nave statunitense Trenton. Secondo Repubblica, dopo un naufragio, gli americani avrebbero ripescato in mare 41 profughi vivi e dodici morti. Stando alla prima ricostruzione, gli americani avrebbero contattato la Ong Sea Watch per chiedere di trasferire a bordo vittime e sopravvissuti. I marinai della Onlus, tuttavia, avrebbero risposto di non poter fare nulla: «I porti in Italia sono chiusi, non sapremmo dove portarli». La Trenton, quindi, avrebbe deciso di buttare in acqua i cadaveri, non avendo una cella frigorifera per conservarli. Ieri, tuttavia, è arrivata la precisazione: i migranti morti non sono mai stati neanche recuperati. I marinai si sono concentrati sui soccorsi e hanno perso di vista le vittime. La prima versione dei fatti, tuttavia, era ormai circolata su tutti i siti, con il consueto coro di commenti indignati. di Lorenzo Mottola

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