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Vittorio Feltri: il nero ammazzato in Calabria? Perché il razzismo non c'entra

Davide Locano
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I giornali ieri riportavano una notizia tragica. Un uomo di colore, tale Sacko Soumaila, 29 anni, originario del Mali, munito di regolare permesso di soggiorno è stato ucciso a fucilate nella piana di Gioia Tauro. Si dice che il delitto sia avvenuto a causa di razzismo. Chi gli ha sparato sopprimendolo avrebbe agito per odio nei suoi confronti perché nero. Non è vero. Costui era stato sorpreso a rubare materiale ferroso in un cantiere e qualcuno, esasperato dai latrocini ricorrenti nella zona, non ha esitato a premere il grilletto. Va da sé che non bisogna stecchire nessuno nemmeno i ladri, ma va altrettanto da sé che non è lecito rubare. Fin qui immagino siamo tutti d'accordo, almeno spero. Sennonché spacciare per xenofobo un delitto che tale non è rivela una mentalità totalmente sbagliata. Trattasi di reazione eccessiva a un gesto illegittimo commesso da un africano ospite regolare del nostro Paese, il quale si era fatto sorprendere a prelevare roba non sua. C'è una bella differenza. Leggi anche: "Come un gatto attaccato allo scroto": Feltri demolisce premier Conte Chi di notte, o di giorno, si intrufola nella proprietà altrui allo scopo di fare razzie, forse non merita di essere ammazzato, ma nemmeno di passare per una brava persona uccisa solo poiché ha la pelle scura. In Calabria, nel circondario di Rosarno, non si scherza: coloro che vengono scoperti a portare a segno un furto, difficilmente la fanno franca. Da quelle parti vige una legge severa, non quella dello Stato, bensì della 'ndrangheta che non tollera sgarri, né quelli compiuti dai bianchi né, tantomeno, quelli compiuti dai neri. È una questione di cultura, il problema non è il razzismo: viene colpito il ladro, a prescindere dalla sua nazionalità. Sacko è stato abbattuto in quanto ha osato impadronirsi di mercanzia d'altri. Punto e basta. Serve mettersi in testa che l'Italia non è un Paese omogeneo dove si rispettano le medesime norme. Al Nord comanda l'economia, al Centro la Chiesa e al Sud la mafia. Chi ignora il dato non capirà mai perché nel Mezzogiorno la 'ndrangheta la fa da padrona. Il motivo è chiaro. Essa è più efficiente dello Stato, il quale soccombe sempre per manifesta inadeguatezza. A San Luca, sull'Aspromonte, la caserma dei Carabinieri chiude alle sei di sera e riapre alle nove di mattina. Il portoncino di ingresso è crivellato di colpi d'armi da fuoco. Se la realtà è quella descritta, e l'ho potuta verificare, è impensabile che non prevalga la mafia sulla legalità. Ovvio pertanto che gli estranei ladri in Calabria siano soggetti alle norme locali e non a quelle di stampo nazionale. I neri che si stabiliscono nella zona sappiano che se sono in grado di sfuggire al codice penale, non scappano a quello degli 'ndranghetosi. Costoro non distinguono tra furfanti bianchi o abbronzati. E sparano. di Vittorio Feltri

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