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Sallusti vuota il sacco: "Farina è uno stronzo, Feltri mi ha licenziato"

L'ex direttore del Giornale scatenato: "Renato mi ha perseguitato, Vittorio mi impose di farlo scrivere. E nel 2008 fu lui a farmi cacciare. Mentana? Il migliore per falsità"

Giulio Bucchi
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Vittorio Feltri "mi ha cacciato", Renato Farina "è uno stronzo, " a prescindere da quello che ha scritto". Bastano poche righe, ad Alessandro Sallusti, per demolire i due colleghi ed ex compagni di avventura a Libero, e fare un po' di chiarezza sul caso che ha portato l'ormai ex direttore de il Giornale alla condanna a 14 mesi di carcere per diffamazione. Intervistato da Vanity Fair in uscita mercoledì 3 ottobre, Sallusti parte in quarta. Si inizia con il giorno della sentenza, Il vicedirettore Nicola Porro che entra nel suo ufficio con un ferale "Abbiamo un problema", Daniela Santanchè da Roma che grida e sbraita. "Ero preoccupato per lei e per l'aeroporto", scherza amaro il direttore. E Feltri? "Per eccesso di affetto, era disposto a pagare con i suoi soldi il giudice che mi ha querelato, o a sostenere le spese di un mio esilio a Parigi". Forse perché aveva qualcosa da farsi perdonare, sembra suggerire Sallusti, che poco dopo aggiunge: "Nel 2008, quando ero direttore di Libero e lui direttore editoriale, gli editori Angelucci gli chiesero la mia testa e Vittorio gliela diede". Prima mazzata. Su Renato Farina parte piano: "Difendo le mie scelte: un direttore che svela chi si cela dietro uno pseudonimo, anche se lo fa per salvarsi, non avrà più la fiducia e la stima della redazione". Poi però accelera: "Farina è uno stronzo a prescindere da quello che ha scritto". Perché? "E' una vita che sono perseguitato dal doppiogiochismo di Renato. Lui aveva il dovere di avvisare il suo direttore, cioè io, che collaborava con i servizi segreti – giustamente – per salvare le vite degli ostaggi in Iraq. Mi ha mentito prima e dopo". In realtà, anche sul caso del commento di Dreyfus, c'è qualcosa da dire: "Mi rammarico solo che non sia stata una mia scelta convinta. Avevo dei dubbi, Vittorio Feltri mi mandò un messaggio al telefonino: Renato è un grande giornalista, se non sei d'accordo puoi sempre licenziarti". Altra mazzata a Vittorio: Farina l'ha imposto lui.  Caso Sallusti: chi ha più colpe secondo voi? Votate il sondaggio di Liberoquotidiano.it   I nemici al Giornale e nel Pdl - A proposito di licenziamenti, Sallusti ricorda come pochi mesi fa, due per l'esattezza, avesse già preparato la propria lettera di dimissioni dal Giornale. Feltri o Berlusconi, però, non c'entravano. "Mi raccontano di una riunione con i vertici del Pdl che chiedono al Presidente la mia testa in modo perentorio. L'amministratore delegato mi avvisa, in una piacevole colazione a base di pesce, il cibo che più detesto, anche Confalonieri mi fa capire che può essere finita. I colleghi ben informati mi dicono che Mario Sechi, direttore del Tempo, sponsorizzato, sostiene lui, da Cicchitto e altri, va in giro a dire che entro una settimana prenderà il mio posto". Quindi chiamata a Berlusconi e dimissioni: "Ho firmato la lettera, restituito la carta di credito aziendale. Su certe cose non si scherza... Non ho paura del carcere, figuriamoci della disoccupazione. Ne ho scampate di peggio". Alla fine l'allarme è rientrato, resta una lunga schiera di nemici: Ezio Mauro, Marco Travaglio, Enrico Mentana ("Li ho ringraziati perché mi hanno difeso, da veri nemici mi hanno dato l'onore delle armi. Ma hanno creato nei miei confronti un clima di odio e di denigrazione. Specialmente Mentana, il suo fingere di essere super partes è uno dei grandi bluff del giornalismo italiano"), e poi Gianfranco Fini, Mario Monti, Nicholas Sarkozy. E nel Pdl? "Praticamente tutti, togliendo Berlusconi, Verdini, Crosetto e pochi altri". 

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