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Massimiliano Allegri, la ricetta Champions in tre semplici mosse

Andrea Tempestini
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Il traguardo più importante, quello della qualificazione agli ottavi, deve essere ancora raggiunto. Ma la Juventus di Massimiliano Allegri torna da Malmoe con la certezza di avere un ritmo Champions migliore rispetto al biennio di Conte: se non è la squadra formato campionato, poco ci manca. Basterà un pareggio in casa contro l'Atletico per superare la fase a gironi, mentre una vittoria con due gol di scarto vale il primo posto nel gruppo. Se l'attuale ct azzurro, alla guida dei bianconeri, viaggiava alla media di 1,5 punti a partita in Champions (con una percentuale di vittorie del 37%), Allegri migliora la media a 1,8 punti a match, tre su cinque vinti (60%). È stato soprattutto il nuovo modulo a far cambiare marcia alla Juventus: con il 4-3-1-2, i bianconeri hanno vinto tutte e quattro le partite disputate, con 15 reti segnate e appena due subite. Uno schema che l'ex tecnico milanista ha varato nella gara spartiacque, quella casalinga contro l'Olympiacos: mossa riuscita, perché la Juve ha mostrato più solidità e compattezza. Bene la difesa a quattro, che non ha accusato scossoni per l'inedita disposizione. Anzi, Allegri, nell'emergenza, ha saputo tirar fuori il meglio dei giocatori: il caso di Padoin su tutti, adattato come terzino sinistro. Il centrocampo a rombo permette una maggior circolazione di palla (60% di possesso palla in Svezia) e soprattutto la presenza di un giocatore tra le linee diventa decisiva: così è nato il primo gol in Champions di Pogba, nella sfida contro l'Olympiacos. Infine, l'attacco: Tevez è tornato a segnare in Europa (tre gol, non gli capitava dal 2007/2008), Llorente come centravanti-boa è un riferimento prezioso e all'occorrenza la butta dentro. L'euforia in casa Juve la si coglie anche nelle parole di Andrea Agnelli, che in vista del derby con il Toro stuzzica i cugini: «Loro non ci fanno gol da 15 anni...». di Francesco P. Giordano

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