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Selvaggia Lucarelli: "Così sono diventata famosa sui social"

Lucia Esposito
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Il lavoro, i social, il figlio, i sogni. Selvaggia Lucarelli si racconta in un'intervista a Il giornale digitale.  L'opinionista di Libero si racconta senza troppi giri di parole, come nel suo stile. Parte dalla notorietà sui social con i suoi 300mila follower e spiega come è cominciata:  “In realtà il mondo social mi ha dato subito grandi soddisfazioni, non ho faticato molto. Il mio blog dieci anni fa fu l'inizio di tutto quello che è' arrivato dopo, dalla tv alla radio alla carta stampata. Su fb ho comunque impiegato un paio d'anni ad avere questi numeri, perché all'inizio non ne avevo compreso le potenzialità. Il segreto è, oltre a un talento per la comunicazione, ritenere i social non cazzeggio ma una parte fondamentale e determinante del proprio lavoro. Io su fb non perdo tempo, lo investo”. Il dibattito in rete - La Lucarelli è una delle influencer più seguite e questo, a lei, non dispiace:  “Mi piace. So che c'è diffidenza e snobismo nei confronti del termine influencer, ma trovo che sia solo una definizione moderna per dire 'la penna influente', 'l'editorialista influente'. Ci sono indubbiamente delle personalità in rete che creano dibattito, opinione. Come le vogliamo chiamare? Opinionisti? Arruffapopoli? Non sarebbe esatto, perché nessuno solleva le masse, però c'è qualcuno che condiziona o orienta i dibattiti e i contraddittori, questo sì. Mi lusinga, talvolta perfino mi stupisce perché soprattutto nell'ultimo anno la gente per strada mi ferma per discutere di cose che ho scritto, non per l'autografo. Le donne sono più affettuose, gli uomini più spaventati”. Confessa che, se non avesse fatto la giornalista, le sarebbe piaciuto lavorare nel mondo dei viaggi.  I maschietti vigliacchi - Spesso Selvaggia Lucarelli parla degli uomini, dei loro limiti, delle loro debolezze e, al giornalista che le chiede i difetti principali dei maschietti lei risponde senza esitare: “Delegano alla tecnologia lo spazio e il piacere del corteggiamento fatto di gesti concreti. Hanno paura di rischiare responsabilità o fallimenti, quindi sono terribilmente noiosi, prevedibili, misurati. Hanno un regresso adolescenziale che li rende dipendenti dal flirt, supportati dai social, dalle chat e dal resto. Sono scarsamente virili. Oggi trovare un uomo che ti lasci sveglia una notte o anche un paio d'ore è probabile quanto l'impatto di un meteorite sul formicaio del mio giardino”. L'accompagnatore di barboncini - La Lucarelli spiega poi la sua giornata-tipo:  “Accompagno mio figlio a scuola in stato comatoso alle otto e mezzo, poi radio alle 10 (M2o), poi pranzo spesso fuori, scrivo i miei pezzi per Libero, il libro, seguo i social, riprendo mio figlio, lo porto a fare basket o teatro, la sera a casa con Leon o cena con le amiche. In mezzo ci sono le variabili. Magari un fidanzato, chissà”. E alla giornalista che le chiede di un incontro speciale lei, spiazzante, racconta:  “Ieri ho visto Franca Sozzani in giro per Milano con un assistente giovanissimo che le portava il Barboncino. L'addetto al Barboncino mi mancava!”. E quando le chiedono quale è  la domanda che non le hanno mai fatto ma a cui avrebbe voluto rispondere, lei non ha dubbi: “Perché secondo te hanno dato il Pulitzer a quello anziché a te!?”

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