Il campionato finisce, le squadre si rifanno il trucco, gli allenatori di avvicendano e i tifosi sperano. L’unica che non riesce a rifarsi il trucco è la Nazionale, che in questo momento si presenta con la faccia assonnata di chi va a letto e non riesce a dormire pensando al 3-0 subito in Norvegia. Eppure è il club più grande e importante del nostro calcio, quello che deve rappresentarci al meglio. Manca però un timoniere che sappia portare la barca a dritta evitando le scogliere in cui rischia di incagliarsi ancora una volta, dopo due mancate partecipazioni ai Mondiali. Adesso stiamo rasentando il ridicolo per aver mandato Spalletti in panca contro la Moldavia, nonostante fosse “verbalmente esonerato”. Se non fosse stato il ct stesso a rivelarlo, non ci sarebbe stata alcuna comunicazione ufficiale. C’è da chiedersi perché non abbia almeno demandato a Buffon l’ingrato compito della comunicazione. Resta difficile capire quale sia il vero ruolo di Gigi in seno alla Figc, se non quello di mostrare il suo faccione di campione del passato: troppo poco per come va il calcio nazionale adesso, magari lui non dovrebbe sottostare a certe diminuzio.
Si sta verificando roba da dilettanti allo sbaraglio: esonerare un allenatore senza avere un sostituto, una comica senza ritorno, dove l’attore di tanto intrattenimento è purtroppo la persona eletta per guidare la barca, Gabriele Gravina. È bastato il rifiuto di Ranieri a creare una voragine attorno al nome del futuro ct, tant’è che si dovrà ricorrere non al migliore ma al mister al momento senza lavoro, quasi emulando il film “L’allenatore nel pallone” con Oronzo Canà. E pensare che fino al 2006 gli allenatori facevano carte false per candidarsi alla guida della Nazionale e non succedeva che i giocatori rifiutassero le convocazioni, come ha fatto Acerbi. Manca evidentemente la fiducia in cui dirige, ovvero Gravina. Nel suo calcio la maggior parte delle società va in campo con dieci, anche undici stranieri, impedendo la crescita dei nostri giovani che dovrebbero rinforzare la Nazionale. Sarebbe bastato un provvedimento sportivo di freno al “decreto crescita”, che non intaccava la libera circolazione, consentendo a ogni squadra l’utilizzo di massimo cinque stranieri nelle competizioni ufficiali o, se volete, l’obbligo di impiegare almeno sei italiani.
Nazionale, chi molla l'azzurro per andare al Milan
Piove sul bagnato per la Nazionale. Gli azzurri, ufficialmente senza ct dopo l'esonero di Luciano Spalletti e il no ...A difesa di Gravina va però detto che il calcio attuale non ha saputo trovargli una valida alternativa, perché all’atto dell’elezione era il solo candidato eleggibile. Colpa quindi anche del sistema che non ha trovato niente di meglio. D’altra parte era risaputo che Gravina avesse più a cuore la valorizzazione della propria persona rispetto allo sport che rappresenta, che era portato a fare politica personale, vedi la scalata a vice presidente Uefa al fianco di Ceferin. D’altra parte il dr. Giraudo già nel 2006 aveva dato un avvertimento, quando la Serie A era ancora considerato il miglior campionato e la Nazionale vinceva il Mondiale: «Noi ce ne andiamo, vedrete quelli che verranno dopo di noi». Li stanno vedendo, ma in tanti fingono di non farlo, per questo il nostro campionato non è stato più un’attrazione come in quei tempi, snobbato tra l’altro dagli stranieri di prima categoria, con la nostra Nazionale due volte eliminata al primo turno dei Mondiali e per due volte addirittura non qualificata. Come dire dal paradiso all’inferno, dal plauso alla vergogna.