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Green pass, gli esercenti col cerino in mano: pagheranno per tutti?

Roberto Cota
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I ristoratori ed in generale i gestori delle attività per le quali è previsto l'accesso con il green pass sono rimasti disorientati dalle dichiarazioni della Ministra dell'Interno Lamorgese. La componente del governo Draghi ha detto pubblicamente che i ristoratori non sono tenuti a richiedere la carta d'identità per verificare la corrispondenza tra i dati del pass e la effettiva identità della persona. Inoltre, ha detto che il suddetto controllo non rientra neppure tra i compiti della Polizia.

 

 

Conosco anche per ragioni professionali diversi esercenti e, dopo le dichiarazioni della Lamorgese, c'era una certa confusione sul da farsi in quanto nessuno vuole passare con i clienti per sceriffo. Puntuale è arrivata la circolare interpretativa del Ministero che non ha però risolto granché. In sintesi, si è specificato che c'è la facoltà ma non l'obbligo di verificare la corrispondenza tra intestatario del green pass ed effettivo cliente e che l'obbligo scatta solo in caso di dubbio sulla corrispondenza stessa (utilizzo del green pass della nonna).

 

 

Un pasticcio, perché gli esercenti non dovranno trasformarsi in poliziotti, ma di fronte allo scaricabarile dei controlli, rischiano di avere il cerino in mano delle multe. Già, perché se il green pass non è valido, poi scatta la sanzione anche per il titolare dell'attività che, in caso di recidiva, può arrivare anche alla chiusura del locale. Una cosa più semplice sarebbe stata non mettere a carico dei ristoratori la responsabilità dei controlli, ma riservarla alle forze dell'ordine. 

 

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