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Sofia Goggia massacrata per nulla: la risposta sui gay? Il "marcio" sta tutto nella domanda

Hoara Borselli
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 Ecco un'altra vittima caduta nelle Forche Caudine dei censori politically correct. I moralizzatori con il dito puntato, pronti a metterti in croce se ti permetti di dissentire dal verbo. Chi si è guadagnata, oggi, la discesa negli inferi, nel girone dei dissidenti e per questo meritevole di essere travolta dalla solita impietosa gogna mediatica? Sofia Goggia, classe 1992, campionessa olimpica nella discesa libera a Pyeongchang 2018, vincitrice di tre Coppe del Mondo di libera e di due medaglie mondiali. Argento olimpico nel 2022, oro nel 2018, prima italiana in libera, seconda nella storia dopo il leggendario Zeno Colò a Oslo 1956. Come mai oggi il suo nome si legge su tutte le prime pagine dei giornali? Cosa ha fatto di così straordinario per entrare in tendenza su tutti i social network? Ha rilasciato una lunghissima intervista al "Corriere" a firma di Aldo Cazzullo e Flavio Vanetti. Quattro mani che non si sono accontentate di volerci raccontare di lei e dei suoi successi, che già sarebbero bastati a riempire le due pagine. Hanno voluto sconfinare nel terreno minato del pregiudizio sociale, quello per cui oggi, se non ti prostri al genere omo, trans, lesbo e fluido, sei una reietta da inchiodare al giudizio universale.

 

 

 

PREGIUDIZIO

Ecco allora la domanda incriminata: «Ci sono omosessuali fra gli atleti?». «Tra le donne qualcuna sì» risponde la Goggia. «Tra gli uomini direi di no. Devono gettarsi giù dalla Streif di Kitz». Ma scusate, che domanda è? Gli omosessuali esistono. Ovviamente esistono ovunque, nel governo, nei sobborghi, tra gli accademici, gli stagnari, all'Onu e anche tra gli sportivi. Potrebbero non esserci omosessuali nello sport? Se qualcuno te lo chiede, vuol dire che ha un pregiudizio. Cioè evidentemente immagina che un omosessuale debba necessariamente avere doti fisiche inferiori a quelle di un eterosessuale. E quindi è nella domanda l'insensatezza di un ragionamento che non sta in piedi. Se ti faccio questa domanda è perché spero che tu mi dia una risposta stronza. La povera Sofia Goggia, che è una bandiera dello sport italiano, c'è cascata e ha dato quella risposta scivolosa sulla pista di Kitzbuel... Ha detto, più o meno, che uno, se non è maschio vero, non ha le palle per gettarsi a capofitto per la discesa più veloce del mondo. Embé? Dobbiamo farne un dramma? Ha sbagliato la risposta? E allora? Voi che sicuramente avreste dato la risposta giusta, sapreste vincere otto medaglie alle olimpiadi? No. Se fosse toccato a voi prendere il posto della Goggia avremmo oggi una polemica in meno, noiosissima, sui gay, ma anche parecchie medaglie in meno nel medagliere. Poi Sofia Goggia, procedendo nell'intervista, ha commesso un errore ancora più grave, a quanto pare. Parlando di eterosessuali ha definito «trasformazione» il processo di cambiamento di sesso di una persona. Ohi, Ohi, hanno gridato i "correttissimi"! Come ha osato dire trasformazione? Si dice: transizione. Il transessuale non si trasforma, transita tra i sessi. E giù nuovi insulti .

 

 

 

E PENSA SE...

Comunque è andata bene. La legge Zan è stata bloccata qualche mese fa. Non è in vigore. Altrimenti sarebbe stato possibile, probabilmente, incriminare la Goggia per una serie lunga di reati abominevoli. Oltraggio, incitazione al vituperio, odio, discriminazione e qualcos' altro poi si trova. Sofia Goggia è un'atleta straordinaria, alla quale tutti dovremmo essere riconoscenti. E invece basta la tentazione di un linciaggetto politico, che magari porta una manciatina di voti, per scatenare i polemisti senza polemiche e senza idee. Brava Goggia. Non dar retta agli scemi. Hai fatto bene a precisare che non intendevi dire quel che ti hanno fatto dire. Però ora ricorda i versi del grande poeta: «Non ragioniam di lor, ma guarda e passa». Passa, Sofia, e passa veloce, come sai fare tu. 

 

 

 

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